Città d’arte per antonomasia, dichiarata, non a caso, patrimonio dell’umanità . Universalmente nota inoltre per la sua bellezza unica e incomparabile, nonché per la particolarità e gradevolezza della sua vita “a misura d'uomo”.
Eppure Venezia, a dispetto di cotanta fama, paradossalmente e inopinatamente, quantomeno per certi versi, dà spesso e volentieri l'impressione di essere, non solo tutt’altro che bella, ma anche oltremodo invivibile a causa di taluni recenti fenomeni in cui l’anarchia, l’incultura e il cattivo gusto sembrano farla assolutamente da padroni. E ciò non soltanto, si badi bene, agli occhi dell’artista, dell’uomo di cultura o dell’intellettuale dalla spiccata sensibilità e dalla propensione, in virtù di essa, a storcere schifiltosamente il naso con una certa facilità , bensì anche agli occhi del cosiddetto “uomo della strada” dalla sensibilità in genere assai più modesta e affatto scevro da propensioni schifiltose di sorta.
Soltanto un cieco o chi è solito comportarsi alla stregua degli struzzi potrebbe, infatti, non rendersi conto del deterioramento in atto da tempo, e maggiormente in questi ultimi anni, relativamente al decoro e alla qualità di vita veneziani.E che io ne abbia ben donde di affermare ciò è dimostrato ampiamente, del resto, dagli innumerevoli articoli, e dalle altrettanto innumerevoli lamentele da parte dei lettori, che la stampa locale ospita pressoché quotidianamente inerenti, guardacaso, proprio al deterioramento in atto del decoro e della qualità di vita della città a causa di una lunga serie di fatti negativi, fra cui – per menzionarne, per ragioni di spazio, solo alcuni - le nefaste gesta di un nutrito manipolo di imberbi e insulsi graffitari, sedicenti writers ed emuli in sedicesimo degli Haring e dei Basquiat, che non si peritano di imbrattare finanche i nostri più cari e celebri monumenti.L'invasione dei falsi invalidi e mendicanti che, soprattutto nelle giornate festive, sono soliti calare in massa a Venezia rendendola simile a una sorta di corte dei miracoli. L'irriducibilità e onnipresenza dei “vu cumprà ” con la loro mercanzia bellamente esibita e venduta a dispetto di una ben nota ordinanza emanata da tempo al riguardo e che vieterebbe tutto ciò.
Lo sballo dei giovani, fonte continua di disagi e problemi per tutti coloro che, sfortunatamente, abitano in quelle parti della città divenute i luoghi prediletti da essi. Un turismo di massa “mordi e fuggi” scarsamente regolato e il cui impatto, anche su altri piani oltre che sul piano del decoro e della qualità della vita, è ben noto a tutti. Etc. Etc.
Ma anche a causa in ultima analisi, a mio modesto modo di vedere, dell’indifferenza e del menefreghismo di fronte a tutto ciò fin dal suo primo apparire, oltre che di gran parte della cittadinanza veneziana, di tutti coloro che si sono avvicendati alla guida della città in questi ultimi anni e che, senza eccezione alcuna, non si sono rivelati affatto quegli attenti e sensibili amministratori che Venezia richiedeva, che i loro elettori si attendevano e che, non fosse che per un minimo di rispetto nei confronti del mandato loro affidato, essi avrebbero avuto l'ineludibile dovere di essere. I quali hanno fatto sì, invece, che una città a dir poco splendida, nata e cresciuta nel corso dei secoli all’insegna dell’arte, della bellezza e della qualità di vita si riducesse paradossalmente, sia pure soltanto per alcuni versi, simile alle periferie più brutte, degradate e invivibili della Penisola.
ENZO PEDROCCO
Paradossi Veneziani
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