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Padre e figlio hanno fatto esplodere la cabina dell’Enel, volevano sabotare apertura di un locale

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Sembra risolto il giallo della cabina dell’ Enel fatta esplodere di notte nell’area commerciale vicino Auchan: volevano incendiare la cabina per rovinare la riapertura del locale che avevano gestito, invece l’hanno fatta saltare in aria con gravi conseguenze.

La cabina Enel in via Peppino Impastato sarebbe stata colpita per rovinare l’inaugurazione di un vicino locale pubblico che avrebbe dovuto aprire domenica pomeriggio. L’obiettivo, come effettivamente accaduto, era renderne impossibile l’apertura a causa dell’assenza dell’energia elettrica.

Non si è trattato quindi di un atto di terrorismo o vandalico, e nemmeno di un tentativo di furto di rame, come si era inizialmente pensato. Si trattava di un padre e suo figlio che avevano precedentemente gestito il locale e ne avevano perso a malincuore la proprietà, pare per debiti, e quindi avevano deciso di sabotarne la riapertura facendo saltare la fornitura di energia elettrica.

Sono stati così accusati e arrestati l’uomo di 52 anni e il figlio di 31: il primo ora si trova ricoverato in gravi condizioni al centro Grandi Ustionati di Padova, il secondo ha confessato dopo esser stato incalzato nelll’interrogatorio della Digos.

Il giovane ha detto agli agenti di aver versato circa 15 litri di carburante sulla cabina oltre a materiali combustibili come carta e stracci. Si svela quindi il mistero del ritrovamento da parte delle forze dell’ordine delle due taniche di carburante, di una targa e delle molte tracce di sangue. I due non credevano che il gas di tanta benzina, nella struttura, ne avrebbe provocato l’esplosione, avvenuta per una semplice scintilla.

Il padre è stato investito dallo scoppio che gli ha provocato ustioni gravi, anche al volto, per poi fuggire entrambi a bordo della loro automobile che avrebbe perso la targa nella deflagrazione.

Padre e figlio avrebbero poi nascosto l’auto danneggiata e sono saliti a bordo di un’altra vettura per raggiungere l’ospedale di Belluno, dove il padre è stato soccorso e poi trasferito al centro Grandi Ustionati di Padova.

Paolo Pradolin

[02/12/2013]

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