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Ospedale Civile di Venezia Caos: per tre giorni utenti allo sbando per i ticket

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Sono stati tre giorni di gravi disagi all'Ospedale dei SS. Giovanni e Paolo, subiti con grande difficoltà  soprattutto dall'utenza più debole, quella tipica del nosocomio cittadino, anziani e persone con difficoltà  deambulatorie di Venezia. L'evento comincia lunedì mattina, quando la ditta incaricata ha rimosso le macchine per i pagamenti dei ticket che dovevano andare sostituite con modelli più moderni, che prevedono, tra l'altro, la possibilità  del touch screen. Solo che i modelli più moderni… erano ben lungi dall'essere operativi in ospedale.


Cosi, per tutta la giornata di lunedì, si è verificata una lenta processione (perchè non si è pensato di distribuire un “avviso” in portineria, nel momento in cui i pazienti entravano in ospedale?) che vedeva i pazienti arrivare alla sala delle macchine dei ticket per un pagamento, leggere l'avviso delle macchine non funzionanti, e indirizzarsi all' Ufficio Cassa, dove un operatore incassava manualmente e individualmente i pagamenti.
Ovvio che fuori dall'angusto sportello, in cui si accede uno alla volta, si sia formata una “coda” di centinaia di persone in paziente attesa di pagare.

Uno pensa: può capitare, magari c'è stato un imprevisto. Niente affatto: martedì la scena si ripete tale e quale. Centinaia e centinaia di persone, molto spesso anziane – giova ricordarlo – in piedi, in quanto non era stata predisposta neanche una sedia, in coda davanti alla porta dell'Ufficio Cassa.
Tutti in paziente attesa di poter pagare in modo da poter accedere poi alla prestazione sanitaria. “Robe da terzo mondo” è stato il commento generale più frequente.

Ma siccome perseverare è diabolico: stessa scena mercoledì, di nuovo. Solo che al terzo giorno la gente si è ribellata. Verso le 10 gli animi si sono scaldati davanti all'incolpevole e stra-oberato operatore di cassa e pazienti, parenti ed accompagnatori si sono messi ad urlare e a protestare con grande animosità .
E' stato chiamato sul posto il direttore dell'ospedale, il dott. Vincenzo Nardacchione, che si è, a sua volta, scaldato e scocciato per la situazione che si è trovato ad affrontare non avendone responsabilità : “Io non posso venire chiamato per calmare la gente. Le macchine dei ticket non dipendono da me…” è stato sentito dire dal dirigente che ha visibilmente perso le staffe nel frangente. Ma le persone da chi dovevano andare?

Le macchine dei ticket dell'ospedale da chi dipendono? Chi avrebbe dovuto rimediare al disservizio? Ovvero, meglio, organizzare le cose in modo che il disservizio non sorgesse?

In fondo sarebbe bastato poco: era sufficiente che si cominciasse a disattivare una macchina per volta, a partire da lunedì stesso, lasciando contemporaneamente le altre a funzionare, senza spegnerle tutte allo stesso momento. Si toglieva una vecchia si metteva una nuova. Oppure si potevano prima installare le nuove e poi eliminare le vecchie. Troppo? Allora non era proprio possibile ipotizzare un servizio di pagamento sostitutivo in questi giorni o rinforzare l'ufficio Cassa?

A fine giornata di lunedì erano circa 1.500 gli utenti che, dalle 8 alle 12, si sono recati all'Ufficio Cassa per pagamento manuale, riversandosi quasi tutti contemporaneamente essendo gli orari dei servizi sanitari tipici per tutti. Queste persone hanno aspettato, per il terzo giorno consecutivo, anche più di due ore in piedi per fare il pagamento che è dovuto all'Ulss, come ci è stato ribadito nelle telefonate giunte in redazione. Alcuni erano venuti per il terzo giorno per poter provare a prendere i propri referti in portineria.

Alla fine la ribellione popolare, almeno, ha avuto esito: verso le 10 di mercoledì degli incaricati hanno predisposto delle seggiole davanti all'ufficio cassa, mentre a fine mattinata le nuove macchine hanno cominciato a funzionare.

Non sappiamo, francamente, se “.. meglio tardi che mai.. “.

[22 settembre 2011]

Luca Calloni
[redazione@lavocedivenezi
a.it]

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