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Non siamo neanche capaci di copiare. Di Mattia Cagalli

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pallone calcio serie a campionato

Mancano undici giornate alla conclusione del campionato e l’interesse per lo scudetto è ormai sopito da tempo. Si è dibattuto se la causa sia la forza della Juventus o la mediocrità generale delle avversarie.

Come ampliamente confermato più volte ho sempre appoggiato la seconda opzione ma, non credo che sia l’unica ragione dello strapotere bianconero degli ultimi anni. Il problema generale è la struttura stessa del campionato.

In disinteresse che colpisce le squadre raggiunto o perso matematicamente l’obbiettivo stagionale, è addirittura imbarazzante.

Le prime a mollare sono quelle che puntano alla salvezza, una volta raggiunta la fatidica quota dei quaranta punti smettono totalmente (o quasi) di giocare. Fornendo così prestazioni imbarazzanti che, meriterebbero il risarcimento del biglietto ai tifosi.

Allo stesso modo, le condannate alla retrocessione, trasformano il proprio campo in terra di conquista e le trasferte si tramutano in allegre gite fuoriporta.

Un virus questo che colpisce il torneo da lungo tempo, in particolar modo da quando la serie A è composta da venti squadre e si hanno tre retrocessioni. Per questa riforma, figlia degli scandali sportivi, delle retrocessioni e promozioni a tavolino e soprattutto del così detto Lodo Galliani.

Una riforma del 2003 che voleva riprendere quella della Premier League inglese; peccato che in Italia non siamo neppure in grado di copiare decentemente. si pensava di recuperare così le squadre escluse dopo i fallimenti e di rappresentare tutte le squadre delle metropoli.

Peccato che poi, non si è tenuto conto delle soste natalizie, dell’inizio a settembre (o fine agosto) del campionato e soprattutto dei troppi impegni. La Premier infatti comincia a ferragosto e non si ferma mai, neppure a Natale e Capodanno. Inoltre, fattore fondamentale è lo stadio di proprietà, cosa riuscita al momento solo alla Juventus.
Insomma il Calcio in Italia sarà lo sport nazionale ma è gestito da terzo mondo.

Fortunatamente ormai, il tifoso è a conoscenza delle partite farsa che si svolgono nelle ultime giornate e non si stupisce più dei risultati. Palesemente falsi.
Eppure un rimedio per sopperire a questo male, è facilmente attuabile: una riforma generale dei tornei.

Tornare alle 18 squadre (se non addirittura 16) e aumentare nuovamente il numero delle retrocessioni 4; contemporaneamente assegnare lo scudetto con la formula dei playoff.

Sicuramente i club non mollerebbero fino all’ultima giornata e le motivazioni non verrebbero a mancare tanto facilmente. Purtroppo però le riforme calcistiche Italia, assomigliano a quelle del Governo e cambiano alla velocità di un pachiderma.

Inoltre bisogna convincere i così detti “poteri forti”, che difficilmente approverebbero; d’altra parte i grandi club vorrebbero crearsi una lega per conto proprio, magari a livello Europeo.

Così invece le piccole squadre avrebbero l’opportunità di combattere per il titolo e forse l’Udinese avrebbe già vinto 3 Scudetti e magari anche il primo Chievo di Del Neri.

Rimarrà soltanto un sogno, lo so ma sognare non costa nulla.

Mattia Cagalli

[11/03/2014]

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