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Non esiste alternativa al rimpatrio, nà© l’immigrazione è la risorsa per combattere la povertà 

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La Lega non sta nelle sabbie mobili di una realpolitik che porta l’Italia a subire una tragica fuga di migliaia di cittadini tunisini, quello tsunami, per dirla con il presidente Berlusconi, di proporzione bibliche che sta mettendo a nudo tutta la debolezza dell’impalcatura europea e l’ipocrisia di una parte del mondo politico italiano.I giorni che stiamo vivendo stanno smascherando l’incredibile castello di menzogne che si cela in tante forze politiche e in interi settori della società , dai salotti borghesi pronti a tutto purché tutto avvenga nelle periferie e ben lontano da casa loro, a quei movimenti pacifisti a fasi alterne, che si guardano bene dal protestare contro i raid in Libia, per non parlare dei paladini dell’ospitalità  ad ogni costo, dell’accoglienza del mondo sans frontières, in Italia come all’estero e all’estero magari prontissimi ad accogliere personaggi a dir poco ambigui (dice niente il caso Battisti?) ma ben lesti a chiudere ermeticamente le frontières alla bisogna.

“Dobbiamo distinguere se si tratta di profughi o di clandestini” ci sentiamo dire da sindaci di centro-sinistra. Quando queste parole le dice la Lega sono espressioni razziste; se lo dicono i post comunisti si tratta di una analisi organica, argomentata e fondata.

Son passati pochi giorni, ma già  ci dimentichiamo che solo la Lega, prima che iniziasse tutto questo ambaradam, aveva invitato alla cautela e aveva manifestato, al pari della Germania, la necessità  di una condotta prudente nell’attaccare il regime di Gheddafi.
Oggi si capisce bene il perché di quella richiesta che fu liquidata dall’opposizione in poche battute: i mali si devono prevenire e non scaricare la responsabilità  su chi è costretto a correre a porre rimedio ad una situazione drammatica.

L’esodo verso l’Italia di questi giorni nasce tanti anni or sono, quando si costruì l’immagine di una nazione colabrodo, lassista, dove è facilissimo farla franca. Ma, come disse tanti anni fa la Lega (e come la Lega ancor oggi ripete) per evitare le tragedie di questi giorni bisognerebbe porre le basi nei paesi d’origine dei flussi migratori di una nuova economia, che possa dare risposte al bisogno di lavoro e benessere: non si sconfigge la miseria aprendo le porte ai disperati, favorendo l’immigrazione, ma dando loro gli strumenti e i mezzi per coltivare la terra anche in luoghi inospitali, avviare piccole imprese e commerci, insomma dare origine ad una economia di mercato.

Bisogna essere pronti a diventare mercato di importazione dei prodotti di queste nuove economie e sostenere i processi di evoluzione civile, combattendo ignoranza e corruzione: ne guadagneremo tutti.
La grande finanza, la grande impresa, la pensano diversamente, anche perché troppe volte hanno tragici interessi da coltivare in tanti paesi ricchissimi di materie prime o preziose, con una popolazione poverissima se non miserrima: a questi poteri forti loro fa comodo avere, a casa nostra, una massa manovra di disperati da gestire e i cui costi gravano nelle casse pubbliche.

La vera discussione non è tanto se rimpatriare o no i clandestini, perché non esistono alternative se non il rimpatrio, perché l’immigrazione è la risposta sbagliata a ad un problema autentico: come aiutare i paesi del sud del mondo a sconfiggere la povertà  a casa loro. E’ una vecchia sfida che diventa d’attualità .

(* capogruppo Lega in Consiglio Regionale Veneto)

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