La riforma Pubblica Amministrazione è passata. La Camera approva mettendo ai voti con la fiducia. La legge sulla Pa, decreto n.90, è passata ieri sera con 303 sì e 163 voti contrari, oltre a 9 astenuti.
Resta fuori i discorso caro agli insegnanti e ai lavoratori della scuola, il ministro della Semplificazione, Marianna Madia, sullo stralcio di «quota 96» (circa 4 mila insegnanti esodati), commenta: «I rilievi del ministero dell’Economia ci hanno fatto fare una scelta politica, ma il governo è unito».
Tra le nuove regole fissate dal decreto sulla Pa vi si può trovare: dalla fine di ottobre nessun dipendente pubblico potrà restare a lavoro dopo avere raggiunto i requisiti per la pensione di vecchiaia, mentre finora la carriera poteva protrarsi ancora per due anni, le pubbliche amministrazioni potranno mandare a riposo i loro dipendenti a 62 anni (quattro anni prima del previsto), purché abbiano l’anzianità massima. Un dipendente pubblico potrà essere trasferito da un ufficio all’altro, anche in aziende diverse, entro un raggio di 50 chilometri, anche senza motivazioni: tutto ciò non vale per i genitori con bambini sotto i 3 anni o sotto la legge 104.
Inoltre le amministrazioni pubbliche possono procedere ad assunzioni che non superino il 20% delle spese sostenute per quanti sono usciti nel 2014, la percentuale si alza al 40% nel 2015 per arrivare al 100% nel 2018.
Redazione
[08/08/2014]
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