Balotelli, l’attaccante di punta su cui affidiamo tutte le nostre speranze mondiali, è a digiuno in nazionale da otto mesi, l’ultima rete il 15 ottobre all’Armenia partendo dalla panchina.
Nonostante questo, al momento, la preoccupazione per la squadra di Prandelli è la difesa. I numeri sono allarmanti: nelle sedici partite che l’Italia ha giocato dallo scorso 11 giugno, vale a dire dal test contro Haiti prima della Confederations Cup, la nazionale soltanto due volte ha mantenuto la porta inviolata.
Giorgio Chiellini, il leader del reparto, ha ammesso il problema e indicato la strada per risolverlo. «Ne abbiamo parlato tra di noi, tutti insieme perché se siamo fragili non è colpa della difesa, ma è per come difendiamo. Abbiamo smarrito il filo e lo dobbiamo ritrovare. È una questione di intensità e di distanze tra i reparti, che in certi momenti perdiamo. Ci stiamo lavorando perché non sempre, per vincere, è possibile segnare due o tre gol».
Prandelli sa che ciò può rappresentare un problema, ed è stato proprio lui a lanciare il primo allarme dopo il Lussemburgo: «Dobbiamo imparare a difenderci quando perdiamo palla nella metà campo avversaria». È dunque vero che gli azzurri, a meno di una settimana dall’esordio Mondiale contro l’Inghilterra, il problema non l’hanno risolto.
I numeri non mentono mai: 25 gol incassati in 16 partite e nelle ultime sette, in cui non abbiamo mai vinto, di reti ne abbiamo prese 10.
L’Italia non è più un Paese per difensori. Non abbiamo più i Nesta e i Cannavaro. Oltre a ciò dobbiamo mettere in conto il bollettino dell’infermeria: Paletta non si è ripreso completamente dall’ematoma al polpaccio con cui si è presentato a Coverciano e Bonucci lamenta fastidi muscolari. Niente di grave, si allenano, ma non sono al cento per cento.
Barzagli resta l’altro allarme, alle prese con la solita tendinopatia che non gli permette di giocare due partite di fila.
Roberto Dal Maschio
[08/06/2014]
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