L’impressione di chi ha sentito il discorso pre natalizio. è che Giorgio Napolitano non dia per scontata la sua permanenza al Quirinale. Piuttosto, raccomanda, in un paese scosso dalle tensioni sociali, ma anche da chi strumentalizza il malessere diffuso, «ogni disegno di rinnovato sviluppo economico, sociale e civile avrebbe bisogno dell’apporto di tutti i partiti, di maggioranza e opposizione. Forza Italia e M5S compresi».
Giorgio Napolitano, nella cerimonia per gli auguri alle alte cariche dello Stato, rivolge un appello agli italiani, chiamandoli a uno scatto d’orgoglio nazionale: «Per nutrire e trasmettere fiducia sul futuro del Paese, l’anello che ancora manca è il passaggio a una mobilitazione collettiva, a una ripresa di vigore e operosità, indispensabile oggi a risalire la china».
«l’Europa ci guarda ed è diffusa tra gli italiani la domanda di risposte ai loro scottanti problemi piuttosto che l’aspettativa di nuove elezioni anticipate dall’esito più che dubbio». Ma, ha avvertito Napolitano, «la stabilità non è un valore se non si traduce in un’azione di governo adeguata». Come del resto «le sorti del governo poggiano soltanto sulle sue forze, sono legate solo al rapporto di fiducia con la sua maggioranza».
Napolitano ha anche dedicato un intero paragrafo alle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi. E lo ha fatto dopo aver chiesto a Forza Italia di «non abbandonare il disegno delle riforme costituzionali»: «La severità delle sanzioni inflitte può indurre l’interessato e la sua difesa a tentare la strada di possibili procedimenti di revisione o proporre ricorsi in sede europea. Ma non autorizza a evocare immaginari colpi di Stato e oscuri disegni cui non sarebbero state estranee le nostre più alte istituzioni di garanzia. Queste estremizzazioni possono solo provocare guasti alla vita democratica». E a proposito di chi soffia sul fuoco, Napolitano ha detto che «va data la massima attenzione a quanti non sono raggiunti da risposte al loro disagio: categorie, gruppi, persone che possono farsi coinvolgere in proteste indiscriminate e finanche violente». Il malessere sociale poi, «da noi si esaspera nel confronto con i fenomeni di corruzione o di insultante malcostume che si producono nelle istituzioni così come i comportamenti volti ad evadere l’obbligo della lealtà fiscale».
Questo è il quadro del 2013 tracciato da Napolitano. Che infine ha rammentato come la sua pazienza potrebbe non essere infinita dopo aver ceduto alla «la pressante sollecitazione» rivoltagli «da opposte forze politiche» che chiedevano la sua rielezione: «Non mancherò di rendere nota ogni mia ulteriore valutazione della sostenibilità, in termini istituzionali e personali, dell’alto e gravoso incarico affidatomi».
Paolo Pradolin
[17/12/2013]
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