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NAPOLITANO GIURA E SI INSEDIA

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NOTIZIE ITALIANE | Prima ha giurato per la seconda volta di essere fedele alla patria e alla Costituzione. Poi si è commosso, perché è normale che a 88 anni un uomo chiamato a salvare la politica italiana lo faccia. Poi ha preso in mano la bacchetta e da buon ex partigiano l’ha usata per dettare le condizioni. Giorgio Napolitano è ufficialmente il 12° presidente della Repubblica Italiana. Il suo insediamento davanti alla Camera dei deputati a Montecitorio.
Accolto all'ingresso dai presidenti delle Camere, Laura Boldrini e Pietro Grasso, ha poi attraversato il corridoio d'onore, dove si è sfilato il cappotto, ed è giunto nel Transatlantico tra due ali di assistenti parlamentari in alta uniforme. Giorgio Napolitano ha ringraziato il Parlamento in seduta comune per «avermi con così largosuffragio eletto Presidente della Repubblica. E' un segno di rinnovata fiducia – sono le sue prime parole dopo giuramento – che raccolgo comprendendone il senso».

La rielezione a capo dello Stato «sottopone a seria prova le mie forze, ha aggiunto Napolitano ringraziando il parlamento in seduta comune e dicendo di apprezzare «in modo particolare che mi sia venuto da tante e tanti nuovi eletti che appartengono a una generazione così distante, e non solo anagraficamente, dalla mia».

Ma dopo i ringraziamenti ecco arrivare il monito. «Le sfide e le prove che abbiamo davanti sono più che mai ardue, profonde e di esito incerto. Questo ci dice la crisi che stiamo attraversando. Imperdonabile resta la mancata riforma della legge elettorale. La mancata revisione di quella legge ha prodotto una gara accanita per la conquista, sul filo del rasoio, di quell'abnorme premio, il cui vincitore ha finito per non riuscire a governare. Non meno imperdonabile resta il nulla di fatto in materia di sia pur limitate e mirate riforme della seconda parte della Costituzione, faticosamente concordate e poi affossate, e peraltro mai giunte a infrangere il tabù del bicameralismo paritario. Apprezzo l'impegno con cui il Movimento 5 Stelle ha mostrato di volersi impegnare alla Camera e al Senato, guadagnandovi il peso e l'influenza che gli spetta: quella è la strada di una feconda, anche se aspra, dialettica democratica e non quella, avventurosa e deviante, della contrapposizione tra piazza e Parlamento».

«Le forze rappresentate in Parlamento – ha quindi aggiunto – senza alcuna eccezione, debbono comunque dare ora” il loro “apporto alle decisioni da prendere per il rinnovamento del Paese. Senza temere di convergere” sulle soluzioni. Occorre un'apertura nuova, un nuovo slancio nella società  ; occorre un colpo di reni. Il presidente della Repubblica sottolinea la necessità  di “far progredire l'Europa unita, contribuendo a definirne e rispettarne i vincoli di sostenibilità  finanziaria e stabilità  monetaria, e insieme a rilanciarne il dinamismo e lo spirito di solidarietà , a coglierne al meglio gli insostituibili stimoli e benefici».

Dalla camera si alzano gli appalusi scroscianti. Ma adesso viene il bello.

redazione
[redazione@lavocedivenezia.it]

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[22/04/2013]


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