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Napolitano: ‘Ci vuole indulto e amnistia’. I M5S: ‘Indegno, si dimetta’

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Il Presidente Giorgio Napolitano ritorna sulla questione carceraria, imprimendogli un’accelerazione brusca: «Questione scottante, da affrontare in tempi stretti. Occorre modificare le condizioni di vita dei carcerati, visto il malfunzionamento cronico del nostro sistema e la sua mortificante incapacità di garantirne i diritti».

Il problema non è da poco, lo sanno bene le varie commissioni che regolarmente vanno a constatare situazioni di sovraffollamento e degrado. Come pensa Napolitano vada affrontato il problema? «Anche con l’amnistia e l’indulto, rimedi straordinari. Combinando i due provvedimenti si avrebbe l’immediato effetto di ridurre considerevolmente la popolazione carceraria».

Le determinazioni del Presidente della Repubblica sono in un documento lungo dodici pagine, controfirmato dal premier Enrico Letta, che ieri pomeriggio i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, hanno letto in simultanea a Montecitorio e a Palazzo Madama.

Napolitano nel suo messaggio indica in primis soluzioni alternative alla carcerazione, come la messa alla prova, i domiciliari, la riduzione dell’applicazione della custodia cautelare. Eppoi una decisa depenalizzazione. Per gli stranieri, inoltre, la possibilità di scontare la pena nei loro Paesi d’origine.
Ma quel riferimento ad amnistia e indulto, visti come «rimedi straordinari», fanno subito scatenare la reazione del Movimento 5 Stelle: sul profilo Twitter del gruppo alla Camera accusano il presidente della Repubblica di essere «il padrino di un salvacondotto per Berlusconi», parlano di «napolitanocrazia» e attaccano «l’amnistia di Napolitano per salvare il Caimano».

La replica aspra del capo dello Stato, però, non si fa attendere. Napolitano da Cracovia bacchetta il Movimento: «Hanno un pensiero fisso e se ne fregano degli altri problemi del Paese: quelli che fanno questo tipo di accostamento non sanno quale tragedia sia quella delle carceri. Non ho altro da aggiungere».

I Cinquestelle rispondono: «Indegno, si dimetta».

Paolo Pradolin

[09/10/2013]

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