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Musei di Venezia, gli incassi non finiranno più a Roma

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Convegno su innovazione a Venezia

Le entrate dei musei di Venezia non andranno più a Roma ma riempiranno le casse dei musei statali della città. E per gestirle arriverà anche un manager che lavorerà affianco al soprintendente del polo museale veneziano.

Questa è una delle novità del decreto cultura, voluta dal ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini e che quindi dà la piena autonomia ai musei nel gestirsi le proprie risorse.

Prima, infatti, l’entrate dei biglietti finivano in un fondo unico al Ministero dell’Economia, ora, invece, verranno riassegnati al Ministero dei Beni Culturali e trasferiti, ogni 3 mesi, in base a quanto è stato ottenuto dalla vendita dei biglietti e dalla ottimizzazione degli spazi.

In particolare i musei veneziani incassano più di 2 milioni di euro all’anno per i biglietti e da altre entrate per esempio per le Gallerie dell’Accademia oppure per quella Franchetti alla Ca d’Oro o per il museo Orientale a Palazzo Grimani.

Il 10% delle entrate, fino ad ora, circa 200 mila euro, finiva però nelle casse dello Stato, ma ora non sarà più cosi.

«Il ministro Franceschini – dichiara Cristiano Chiarot, sovrintendente della Fenice – sta imponendo una netta svolta alla gestioni dei Beni Culturali in Italia, con decisioni che vanno al colmare il gap con altri Paesi europei, dando una svolta moderna imperniata sull’ efficienza, il miglioramento dei servizi e lo sviluppo».

E dopo che Franceschini ha dichiarato che questo è “un passo importante per premiare le istituzioni virtuose”, Chiarot si fa portavoce e fa altre due richieste al Ministro: : l’esenzione del pagamento dell’Irap e la riduzione dell’ Iva sui biglietti ora al 10 per cento.

«Questo – conclude il sovrintendente – sarebbe un segnale positivo e una spinta a un settore culturale di eccellenza che porterebbe tutti a trovare nuove risorse al proprio interno».

Redazione

[03/06/2014]

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