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‘Monuments Men’, l’arte ritrovata di George Clooney. Di Sara Prian

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Dopo l’ottima prova ne ‘Le Idi di Marzo’, torna George Clooney nelle vesti non solo di attore, ma anche di regista con un’opera che omaggia il patrimonio artistico europeo, che fa aprire gli occhi allo spettatore del vecchio continente su tutte le meraviglie che ci circondano a cui non diamo, purtroppo, il giusto valore.

‘Monuments Men’ racconta la storia di sette soldati composti da direttori di musei, curatori di mostre, artisti e architetti che, durante la seconda guerra mondiale, girarono l’Europa per recuperare tutte quelle opere d’arte sottratte dai nazisti per creare il Fuhrer Museum. In una corsa contro il tempo i Monuments Men misero in gioco la propria vita pur di salvare l’arte del continente.

La pellicola che Clooney ci regala è una lettera d’amore al patrimonio artistico dell’Europa, in un periodo come la seconda guerra mondiale che ha visto la dispersione delle opere e la distruzione di molte altre. Un invito a guardarsi attorno e apprezzare quello che si ha (anche metaforicamente parlando), tenendosi stretto quelle bellezze che rendono uno stato, una città, un paese, ricco.

I Monuments Men sono alla ricerca del loro personale Sacro Graal e come dei moderni cavalieri della Tavola Rotonda sono disposti a sacrificare tutto pur di recuperare la Madonna col Bambino di Michelangelo e la Pala d’Altare di Gand.

Il regista però, costruendo una pellicola ritmata, scorrevole e completamente devota alla pittura e alla scultura raccontata dall’universale settimana arte, non dimenticata che questo è il doloroso periodo dei lager Nazisti e paga un tributo anche a tutte quelle persone che sono state derubate non solo dei propri averi, ma anche della propria esistenza.

Se l’arte è vita, o la vita è nell’arte, allora bisogna fare di tutto per difenderla e Clooney opera un parallelismo convincente tra i Campi di concentramento delle persone e quelli delle opere d’arte, uno all’aria aperta l’altro sotterraneo ma entrambi claustrofobici e soffocanti, che riesce ad emozionare e a colpire tanto quanto qualsiasi film sul periodo visto in passato.

Perché gli orrori della guerra il regista li fa vedere attraverso gli occhi di 7 soldati non più giovanissimi e poco in forma, perché dimostra come si possa essere eroi difendendo anche il patrimonio artistico.

Questo perché l’arte è storia e la storia siamo noi, sono le nostre radici e la nostra identità arriva da lì, se andassero perse tutte quelle opere si perderebbe una parte di noi. E Clooney lo sa bene, mostrandoci la seconda guerra mondiale da un punto di vista inedito, per troppo tempo rimasto in sordina.

Buona parte del merito della riuscita di questa storia va anche ad un cast affiatato e amalgamato, che Clooney plasma come una propria Pala d’Altare, dove ognuno dei quali nella sua poliedricità racconta una storia ben definita che prende forma e significato nel momento in cui si trovano a lottare per uno stesso scopo.

‘Monuments Men’ è un’opera ammirevole, corposa e piena di sentimenti che, attraverso la tipica ironia di Clooney, arrivano al nostro cuore con forza, dipingendo un lato di un periodo storico per troppo tempo rimasto nascosto in soffitta, o sottoterra, come i quadri della pellicola.

Sara Prian

[15/02/2014]

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