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Milan, la contestazione dei tifosi. Niente piu’ notti brave e bevute fino al mattino per i giocatori

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galliani disturbato di stomaco

La contestazione dei tifosi del Milan ha cominciato ad emergere dall’inizio della partita. «Rossi come il fuoco, neri come l’incazzatura. Se non sputate sangue, iniziate ad avere paura», toni minacciosi che preludono allo scontro, questo ed altri striscioni del genere hanno accolto l’ingresso in campo dei giocatori del Milan per il riscaldamento.

La rabbia e la delusione è stata trattenuta dai tifosi per settimane, forse per mesi. Ora si riaffacciano al panorama rossonero gli ultrà che non fanno più sconti a nessuno.
Nel mirino i vertici societari («Mentre consumate i vostri giochi di potere, ridate al Milan il blasone che deve avere»,«Più che una società sembrate una telenovela, in pochi mesi state offuscando i successi di un’era») ma anche con l’allenatore: «Mister, per come gioca la squadra c’è poco da stare Allegri», i giocatori («Dagli anni d’oro del grande Milan agli anni di Zapata e Constant») e la politica aziendale: «False promesse, prese per il culo. La pazienza è finita, pietà per nessuno».

Barbara Berlusconi in tribuna con Galliani si trova così a leggere: «Insufficienti in tutti i settori: mercato, passione e valori». L’Ad del Milan prova a calmare gli animi a fine partita «Queste stagioni sono capitate a tutti. L’Inter è reduce da un sesto e da un nono posto, la Juve da due piazzamenti al settimo posto. La Fiorentina per cinque anni non ha fatto la Champions e la Roma per tre. Non drammatizziamo».

L’ultimo avvertimento, il più pericoloso, preannunciava: «Ci vediamo all’uscita dei box, indegni», ed in effetti a fine partita 500 tifosi hanno chiuso tutti gli accessi di San Siro esigendo un incontro con i giocatori. La polizia si è preparata in tenuta antisommossa mentre a qualche cameraman è stato chiesto di spegnere la telecamera.

Gli unici ‘senza macchia’, cioè Kakà e Abbiati, si sono davvero poi presentati per un colloquio con i capi ultrà che hanno chiesto alla squadra impegno e atteggiamenti più professionali fuori dal campo.

«Il primo che becchiamo in un locale alle 6 del mattino fa una brutta fine. Chi gioca per il Milan deve sputare sangue per la maglia…».
Kakà e Abbiati hanno annuito imbarazzati, consapevoli che non tutti i campioni del Milan fanno ‘vita d’atleta’.

Paolo Pradolin

[24/11/2013]

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