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Marijuana libera, il via del governo a scopo terapeutico dai medici di base

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carabinieri piante marijuana coltivate in casa

Ieri il governo ha dato il via libera alla cannabis per uso terapeutico. La legge regionale dell’Abruzzo che, approvata lo scorso gennaio, prevede l’erogazione su ricetta medica di farmaci a base di cannabinoidi, non è stata contrastata in consiglio dei ministri, ciò significa disco verde che ora potrà diventare nazionale.

Sandro Gozi, sottosegretario alla Presidenza del consiglio, conferma: «La decisione del governo su cannabis terapeutica è un grande passo in avanti umano, sanitario e giuridico».

Per il momento bisogna fare riferimento alla legge regionale dell’Abruzzo per le modalità: l’uso della cannabis deve venire autorizzato gratuitamente sia per pazienti ricoverati in ospedale sia per pazienti che proseguano le cure a casa, grazie a ricette che possono essere redatte anche dai medici di base.

I medici di base non hanno limiti (possono prescriverla fin quando ci sarà bisogno) per una serie di malattie che vanno dal glaucoma al tumore.

Ma è proprio questa indicazione sui medici che sembrerebbe in contrasto con una sentenza della Corte costituzionale (la 141 del 20 giugno 2013).
Per ben due volte il governo, all’epoca guidato da Monti, aveva impugnato le leggi di Veneto e Liguria. Ed è la sentenza che riguarda la Liguria che più avrebbe dovuto sbarrare la strada all’Abruzzo, lì dove dice che una norma che «indica i medici specialistici abilitati a prescrivere i farmaci cannabinoidi e definendo le relative indicazioni terapeutiche interferisce con le competenze dello Stato».

Il cannabis può trovare sommariamente applicazione farmaceutica in tutti gli stati in cui è necessario assumere un antinfiammatorio, con l’avvertenza, però, che il principio psicoattivo delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) può indurre dipendenza psicologica e pertanto rientra fra le sostanze a rischio di abuso.

Paolo Pradolin

[08/03/2014]

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