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Marghera e Ferrara, due città , due destini accomunati dalla chimica

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[28/09] Marghera e Ferrara, due citta', due realta' differenti accomunate da un unico filo conduttore: la presenza di un polo  chimico.
E' nota infatti la dipendenza della petrolchimica ferrarese dalle materie prime provenienti dal vicino veneto e in particolare dalla zona industriale di Marghera.

 

La battaglia di Ferrara per chiarire le morti degli ex operai Solvay è appena iniziata, e  dalla lettura delle oltre seimila pagine di indagini emergono dati non certo rassicuranti. "L'incidenza di morti tra gli operai del petrolchimico ferrarese è quattro volte superiore a quella registrata a Porto Marghera, e questo nonostante l'impianto Solvay potesse vantare caratteristiche tecnologiche all'avanguardia (ricordando che  nello stabilimento veneto su 1598 lavoratori ci furono  60 morti mentre e Ferrara i decessi sono 62 su una popolazione di  360 operai.)"
Dati che  che gli avvocati David Zanforlini, Federico Carlini e Gianluca Bonazza hanno presentato in Procura, basandosi su nuovi studi medici che getterebbero una luce diversa sui quattro casi di decesso ritenuti non correlabili alle mansioni svolte dalle perizie svolte.

Un'altra iniziativa legale degli ambientalisti Ferraresi riguarda invece la possibilità  di valutare un  “danno esistenziale”. Legambiente, infatti, presenterà  ricorso al tribunale del Lavoro per gli operai esposti al cvm.
Una sentenza della Corte di Cassazione nel 2002 ha riconosciuto il danno esistenziale per le vittime di Severo  Oasi forestale Fosso del Ronchetto – (area contaminata nel 1976 da una nube tossica fuoriuscita da una fabbrica chimica): “secondo la Suprema Corte – dichiara l’avvocato Zanforlini - gli operai e la popolazione che non ha contratto malattie , ma è costretto ogni sei mesi a fare analisi, esami del sangue e radiografie vive un'esistenza angosciante. E Il relativo ed eventuale modesto risarcimento del danno, determinerebbe  comunque una vittoria su una questione di principio”. 
"Se consideriamo  che lo stabilimento Solvay di Ferrara è stato chiuso nel '98
– prosegue Zanforlini –
e che il periodo di incubazione di alcune malattie raggiunge i 20 anni, dobbiamo aspettarci per il futuro una serie nuova di questi casi di morti”.

Legambiente non perde tempo pensando a uno “stratagemma” - come lo definiscono i suoi legali - per avvicinarci alla comprensione dei fatti. Conclude l'avvocato: "Vogliamo sapere quanto cvm è stato acquistato da Solvay e quanto pvc è stato prodotto. La differenza, a rigore, dovrebbe essere la quantità  di cvm che è stata dispersa nel sito Solvay e a Ferrara. Se si trattasse  di grosse quantità  probabilmente avremmo una risposta al motivo dell'inquinamento delle nostre falde acquifere”.

Ferrara rivive in questi tragici giorni cio' che Marghera ha vissuto durante gli anni 90, riportandoci alla mente la morte e le sofferenze dei lavoratori e delle loro famiglie.
Ferrara come Marghera quindi. Due città , due territori, pesantemente colpiti.


Andrea Di Centa

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