Gli sbarchi sulle coste della Sicilia da parte di migranti hanno raggiunto soglie da emergenza sociale in molti campi.
Ad esempio nei servizi di assistenza: tenendo conto che queste persone arrivano nella maggior parte dei casi da Paesi in guerra, fiaccati da epidemie, c’è il rischio di contagio anche tra gli operatori.
Ieri il capo di Stato maggiore della Marina, Giuseppe De Giorgi, ha confermato che otto militari impegnati nell’operazione “Mare Nostrum” «non hanno sintomi della malattia, ma sono positivi al test della tubercolosi».
I numeri dicono che gli arrivi hanno già superato quota 50 mila e i dati forniti dalla Sip, la Società italiana pediatria, dimostrano che «rispetto agli anni precedenti il numero di minori migranti in arrivo sulle coste italiane è aumentato di dieci volte»
Comunque sia, il problema pare essere tutto italiano, con le forze europee che lo ignorano amabilmente salvo puntare il dito non appena vi è il sospetto che la nostra organizzazione non lavori con etica e decoro voluti.
Un piano straordinario verrà studiato oggi e presentato domani alla Conferenza Stato-Regioni. L’ipotesi è di portare dagli attuali 9 mila a 20 mila il numero di posti previsti dal sistema Sprar per l’accoglienza di profughi e rifugiati, potendo però contare anche su strutture pubbliche e private messe a disposizione da prefetture ed Enti locali. Si parla anche di “occupare” le caserme.
Certamente sono necessari nuovi stanziamenti e su questo è già stata avviata la trattativa tra Viminale e ministero dell’Economia. Indicazioni certe sulla cifra non sono state fornite, ma la stima dei sindaci, parla di «almeno 300 milioni di euro» ancora.
Saranno studiati dispositivi per obbligare i Comuni di tutta Italia all’accoglimento degli stranieri già arrivati e di quelli che continueranno ad approdare sulle nostre coste. I sindaci dell’isola Enzo Bianco di Catania e Leoluca Orlando di Palermo, parlano ormai di «situazione ormai fuori controllo».
Un quadro che diventa drammatico se si ascoltano le parole del ministro della Difesa Roberta Pinotti: «tutto il peso dell’operazione “Mare Nostrum” ricade sulle spalle del dicastero, ma noi non ce la facciamo più, quindi se deve continuare bisogna inserirla nel decreto Missioni».
Paolo Pradolin
[11/06/2014]
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