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L’Imu sulla prima casa va pagata? Si, per il comune, ma la benzina aumenta lo stesso

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Imu, vecchia tassa, nuova formulazione. L’hanno tolta o non l’hanno tolta? Si, anzi, no, ma domani saprete della vostra.
Per vedere se, nonostante il decreto del governo, va pagata per il 2013 l’Imu sulla prima casa, occorre attendere che i consigli comunali, che hanno ancora qualche ora di tempo, decidano sulle aliquote 2013 dell’imposta. A quel punto si capiranno anche le eventuali “perversioni” (ad esempio se l’aliquota sulla prima casa sarà oltre lo 0,4%, i contribuenti saranno costretti a versare, entro il 16 gennaio 2014, il 40% della maggiorazione).

A Milano (dove l’aliquota è stata portata allo 0,6%), A Roma (che per il 2013 hanno avuto la conferma della tassa allo 0,5% del 2012) e in moltissimi altri Comuni italiani è stato così.
I comuni possono decidere entro oggi, pubblicando la delibera sul proprio sito Internet entro il termine del 9 dicembre.

Il decreto del governo che abolisce il versamento della seconda rata sull’abitazione principale (e sui terreni agricoli), prevede la restituzione ai Comuni del mancato gettito sulla base dell’aliquota standard (lo 0,4%) più il 60% dell’eventuale maggiorazione, lasciando il resto a carico dei cittadini. L’operazione costa 2,164 miliardi di euro e la sua copertura innescherà un aumento di tasse a catena, con un incremento delle accise sulla benzina a partire dal 2015.

Gli acconti Ires e Irap di quest’anno per banche e assicurazioni saliranno al 128,5%, e sarà anticipata di un anno l’imposta sostitutiva sul risparmio amministrato dovuta dagli intermediari finanziari.
Sempre ieri, con un decreto ministeriale, il Tesoro ha deciso l’aumento di 1,5 punti anche degli acconti 2013 per tutti i soggetti Ires. I soldi attesi dai concessionari delle «slot-machine» cui era stata proposta la definizione del contenzioso non sono arrivati, e la maggior Iva sulle fatture pagate dai fornitori della pubblica amministrazione non è bastata alla copertura (quest’anno sono stati pagati 16,6 miliardi, dei 24,4 messi a disposizione dei debitori, secondo i dati resi noti ieri). Così il Tesoro è dovuto correre ai ripari.

Paolo Pradolin

[30/11/2013]

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