Si cerca di porre rimedio alla rivolta popolare scoppiata in Afghanistan, ma soprattutto si cerca di capire come sia stato possibile l'incidente per cui quattro copie del Corano sono state bruciate da soldati americani. Secondo la versione ufficiale i libri sacri sono accidentalmente finiti dentro all'inceneritore perche' contenuti all'interno di una quantita' di materiale religioso che veniva usato dai prigionieri per scambiarsi messaggi illeciti.
Un gruppo di lavoro composto da uomini della Forza internazionale Nato in Afghanistan (Isaf) e del governo afghano hanno fatto una visita alle installazioni della prigione di
Bagram, per cercare di verificare di persona le circostanze in cui domenica notte è stato bruciato materiale religioso islamico.
Del gruppo di lavoro fanno parte anche studiosi religiosi dell'Islam, chiamati 'Ulema', che avranno il compito di riportare tutto al capo dello Stato afghano.
Intanto continuano gli scontri fra manifestanti e polizia a Bagram, Kabul e soprattutto Jalalabad, con la polizia che interviene a malincuore e dietro sollecitazioni contro le manifestazioni violente dei dimostranti. «Quelli sono i miei padri e i miei figli – ha detto un poliziotto – ed hanno ragione a protestare».
Si contano finora otto morti ed una trentina di perone ferite, mentre i talebani afghani hanno difuso un comunicato in cui tutti gli afghani sono invitati a prendere di mira le basi
militari straniere, le “forze di invasione” e i loro convogli, per ritorsione. I talebani incoraggiano i connazionali a “uccidere, colpire e catturare” gli stranieri.
[23/02/2012]
Mario Nascimbeni
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