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Lettere: il piano casa… del secolo scorso

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La maggioranza ha esultato per l’approvazione del “Piano casa”. L’estrema sinistra ha protestato e si è disperata contro l’ulteriore cementificazione, ma nei Comuni amici baratta un assessorato per il silenzio in attesa di essere cacciata anche dalle Giunte. Il centrosinistra come sempre non si capisce bene: mugugna, si è astenuto e ha dimostrato senso di responsabilità , non si sa se per il territorio, per i costruttori o per la propria sopravvivenza. I commentatori si sono dedicati a rilevare particolari tecnici. Al di là  del giudizio specifico sulle conseguenze di questo importante provvedimento regionale, va segnalata prima di tutto la pochezza del dibattito e il vecchiume degli argomenti. Va bene la litania corrente dei“fatti non parole”, ma solo gli asini “fanno” senza pensare!

Se il piano casa fosse stato approvato quarant’anni fa e i commenti fossero stati gli stessi, nessuno se ne sarebbe accorto. L’unico aspetto innovativo sarebbero state le agevolazioni per la sostenibilità  ambientale. Le quali sarebbero state innovative vent’anni fa, ma da dieci anni sono normali. Il discorso ribadisce l’incapacità  della politica e delle istituzioni odierne di produrre idee che, se pure non applicate immediatamente, almeno precorrono i tempi. Gli intellettuali, per lo più interessati a consulenze tecniche, si guardano bene dal disturbare i manovratori immaginando scenari socio-economici alternativi.

Pochi hanno sollevato la questione del connubio scellerato tra sviluppo economico e sostegno all’occupazione attuata per mezzo dei piani di edificazione. Si sono confusi mezzi con fini. Si può seriamente pensare oggigiorno che la crescita delle costruzioni comporti davvero un aumento dell’occupazione? E se anche fosse vero (ma non lo è) con i livelli correnti di reddito e di degrado ambientale, è legittimo un provvedimento che in cambio di lavoro causi impatti negativi sul territorio? L’edilizia promossa dal piano-casa genererà  l’occupazione di alcuni anziani geometri già  ben sistemati e di migliaia di nuovi immigrati molti dei quali necessariamente clandestini e quasi tutti occupati in nero. Con il voto favorevole della Lega. I giovani laureati veneti affolleranno call-center disorganizzati e incapaci di fornire buoni servizi poiché alla qualità  dei servizi non si pensa proprio.

Nel discorso politico e tecnico sul piano casa è totalmente assente il tema dell’abitazione come servizio e non come mero bene materiale. Un’operazione ben studiata e organizzata sul mercato della casa – che include gli aspetti finanziari – garantirebbe lavoro ai veneti molto più che le costruzioni. Una maggiore facilità  nel trovare e cambiare casa e un’offerta di abitazione elastica e di facile accesso aiuterebbe tra gli altri i “bamboccioni” di Visco a trovarsi una sistemazione fuori della famiglia, gli studenti a risiedere presso l’università , numerosi lavoratori a ridurre il penoso pendolarismo grazie alla facile disponibilità  di case che non devono necessariamente essere comprate o costruite ex novo. Intervenire su questa offerta possibile per mezzo di un’economia dell’organizzazione, dell’informazione e dei servizi, avrebbe dovuto costituire pare integrante di un piano-casa/abitazione al passo con i tempi. Poi si sarebbe discusso del metro cubo in più o in meno. Di materia grigia in questo piano ce n’è molta, ma è solo cemento.

Corrado Poli

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