Ieri, nella giornata di deposizione del capo dell’unità di crisi di Costa Crociere, Roberto Ferrarini al processo contro il comandante Francesco Schettino per il naufragio della Costa Concordia, ci sarebbe stato pure da sorridere se l’argomento non fosse stato così drammatico.
Nell’udienza sono state fatte sentire le telefonate di Schettino, dopo l’impatto, in cui il comandante parla di «scoglietto», evidentemente per tentativo goffo di sminuire la cosa, e di «basso fondale» colpito.
Dalle parole del capo dell’unità di crisi di Costa Crociere, Roberto Ferrarini, si intuisce la volontà di Schettino di nascondere l’entità del danno fino a quando possibile.
«Dal tono del comandante Francesco Schettino» in una telefonata «ho percepito che era ragionevolmente sereno e che avesse la situazione sotto controllo, pur nella drammaticità della situazione. Anche per questo gli lasciai autonomia».
«Nella terza telefonata il comandante mi dice che la nave non andava a fondo, nella quarta la percezione è che aveva informazioni frammentarie, e che in qualche modo doveva avere sempre conferma dai suoi ufficiali» delle avarie.
Poi le bugie, conferma Ferrarini: «Schettino mi propose di dire alle autorità che a causa di un blackout aveva fatto una collisione. Ma io dissentii, mi arrabbiai. Era una cosa differente e falsa rispetto a quanto mi aveva raccontato prima, e cioè che aveva urtato uno scoglio e la nave si era allagata».
Redazione
[15/04/2014]
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