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Le donne che protestano scordano il loro precetto: l’utero è mio e lo gestisco io

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Domenica 13 febbraio in 230 città  italiane 200.000 femmine hanno accusato chi ama la donne più dei gay e dei trans, di calpestare la dignità  femminile. Le neopuritane del terzo millennio tra birre, barzellette e slogan, si sono scordate di auto ricordarsi che le colleghe che si sono liberamente offerte a Berlusconi lo hanno fatto in ossequio alla loro “bibbia”: l’utero è mio e lo gestisco io.

Invece di gioire per l’applicazione di tale emancipato principio, se la sono presa con l’innocuo e munifico utilizzatore finale.

Onestà  intellettuale e soprattutto sindacale (alle manifestazioni erano presenti molti Comitati in difesa delle prostitute), non avrebbe piuttosto voluto che le perbeniste se la prendessero con i maschi che usano le lucciole a prezzi da sottocosto piuttosto a chi le accoglie a fior di quattrini, musica e champagne?

Perché dunque prendersela unicamente con chi ha permesso una maggiore capitalizzazione delle “risorse umane” ?

Ironia a parte, perché le 4 gatte che bighellonavano nelle piazze non hanno ricordato alla stragrande maggioranza delle donne italiane che non si sono fatte strumentalizzare dalle segreterie dei partiti (i veri organizzatori dell’ennesimo tentativo di spallata politica al governo Berlusconi) che per loro, la cosiddetta autodeterminazione della donna si riassume nell’insindacabile diritto all’ammazzamento della vita nascente?

Può dunque pontificare di morale e dignità  della donna chi ha il coraggio di ammazzare un essere innocente che sta per venire alla vita? E quelle suore che indecentemente hanno sfilato assieme alle femministe, avranno avuto la coscienza di chiedersi che differenza passa tra il meretricio del corpo e quello che hanno praticato loro stesse vendendo l’anima ai nemici della vita?

E’ meglio un peccatore confesso come Berlusconi, o dei sepolcri imbiancati belli fuori ma corrotti dentro?

Gianni Toffali Verona

[15 febbraio 2011]

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