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Operazione Mare Nostrum e ospitalità, pubblicità straordinaria per i trafficanti di esseri umani

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Lampedusa mare nostrum barconi

Il fallimento della strategia dell’accoglienza per i profughi rischia di scaricare negli Enti locali costi non solo economici insostenibili. Da una parte l’operazione Mare Nostrum, avviata “per fronteggiare lo stato di emergenza umanitaria in corso nello Stretto di Sicilia, dovuto all’eccezionale afflusso di migranti” come si legge nel sito della Marina Militare. Spesa calcolata in circa 9,3 milioni di euro al mese di cui 7 per le spese vive e i restanti per le indennità degli equipaggi delle nostre navi.

Secondo una stima pubblicata da “Redattore sociale” un barcone carico con 200 profughi rende circa 120 mila € al netto di altri 80 mila € di spese: il dato l’ha rivelato un trafficante che organizza le traversate dalla città libica di Zuwara verso l’Italia. Il business è clamoroso e l’operazione Mare Nostrum ha portato guadagni stratosferici per le organizzazioni malavitose: l’area di controllo delle nostre navi i si estende per 50 miglia a sud di Lampedusa e oltre 100 miglia a sud-est della Sicilia, in pratica siamo nelle acque territoriali libiche a poche miglia dalla costa africana; ciò permette agli scafisti di non preoccuparsi per i barconi carichi all’inverosimile: non devono affrontare la traversata del Canale di Sicilia ma solo reggere per poche miglia; ciò ha permesso di abbassare i prezzi per la tratta attraendo un maggior numero di disperati: i guadagni si fanno sui grandi numeri. Secondo Germano Dottori, analista e docente di Studi Strategici della Luiss “Di fatto la Marina viene impiegata come subcontraente dei trafficanti di esseri umani”.

I profughi raccolti dalla Marina vengono ospitati secondo il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), la cosiddetta ospitalità diffusa di piccoli nuclei sparpagliati un po’ in tutta Italia, operazione che ha suscitato non poche proteste soprattutto nei centri minori.

Secondo La Commissione immigrazione del Consiglio d’Europa, leggiamo in un lancio dell’Ansa del 6 giugno scorso “la gestione dei flussi migratori da parte dell’Italia e dell’Unione europea non è adeguata al crescente numero di arrivi di migranti e richiedenti asilo sulle coste italiane”.

Se andiamo a rileggere le dichiarazioni rilasciate il 4 febbraio scorso dal viceministro Bubbico alla stessa Commissione del Consiglio d’Europa rimaniamo sconcertati: davanti a un dato statistico ormai evidente già a febbraio, con una crescita esponenziale di immigrati e profughi il viceministro spiegò che per affrontare l’accoglienza “per il prossimo triennio 2014 – 2016, la capacità ricettiva dello SPRAR è stata fissata in 16.000 posti di accoglienza” Tenendo conto della rotazione semestrale indicata dal governo, i 16 mila posti si raddoppiano diventando 32 mila. Ebbene, solo nei primi cinque mesi di quest’anno, sono stati stimati almeno 48 mila arrivi, cifra ben superiore alla disponibilità calcolata dal viceministro solo quattro mesi or sono. Calcoli sbagliati? Approssimazione superficiale? Non lo so: so che sulla scorta di questi numeri si prendono decisioni che alla fine non reggono alla prova dei fatti. In Italia le strutture di accoglienza sono sature e l’emergenza da fenomeno eccezionale e limitato nel tempo si sta cronicizzando: oggi la direzione nazionale del Sprar parla di aumentare fino a 25 mila i posti per l’accoglienza.

Anche questo dato è sottostimato eppure si continua a dare i numeri con una leggerezza disarmante senza vedere il fallimento dell’intera operazione. Nel frattempo c’è chi fa affari d’oro: capita in certi fallimenti.

Roberto Ciambetti
Assessore al Bilancio e agli Enti Locali
Regione del Veneto

[11/06/2014]

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  1. l’assessore ha perfettamente ragione, ma qualcuno provi a mettersi nei nostri panni ( scrivo da agrigento), siamo stufi di veder questa gente girare per le strade, ma, cosa ancora più grave, i comuni della sicilia, molti sull’orlo del dissesto finanziario, ricevono soldi dallo stato per ospitare i cosiddetti minori non accompagnati, ma devono attenersi al patto di stabilità per quanto riguarda le spese per i cittadini. le strade di agrigento sono ‘scassate’, niente pulizia delle spiagge, rarissime forme di assistenzaai cittadini. aggiungo che io pago quasi 60 euro al mese di irpef regionale aumentata per colmare il deficit sanitario, ma questi ‘ospiti non desiderati’ vengono nutriti e curati, ovviamente anche a spese mie.

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