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Sono dell'avviso che si possa e si debba amare Venezia senza, per questo, rinunciare all'uso critico della ragione e alla sua evidenza.Di qui la mia idiosincrasia allorché, al fine di approfondire il mio rapporto con la città , mi avventuro nella vasta e variegata pubblicistica relativa a essa, nei confronti di taluni savants con un'immagine affatto precostituita e romantica di Venezia che non corrisponde più alla realtà . I quali sanno a priori - in ossequio a che cosa, francamente, non è dato sapere - ciò che Venezia è, è stata e anche, di conseguenza, ciò che dovrà essere in futuro.
Mentre la mia approvazione va, per converso, a quegli studiosi molto più realisti e possibilisti, senza alcuna preclusione aprioristica nei confronti del nuovo, concordemente consapevoli inoltre che un'adeguata soluzione dei problemi di Venezia potrà esservi soltanto a condizione che venga sempre tenuto nel debito conto, dopo averlo preliminarmente affrontato senza salti di analisi e di informazione, l'insieme rigoroso di interdipendenze storiche, naturali, economiche e politiche che ogni problema relativo alla nostra città , volens nolens, invariabilmente comporta.
ENZO PEDROCCO