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La replica: Riprendere il cammino verso l'edificazione dell’unità  della Chiesa

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Egregio Signor Ernesto Miragoli, già  prete della diocesi di Como, prendo atto che Ella, stranamente, nella sua lettera non si qualifica come ex prete della Diocesi di Como di anni 57, e ex alunno della Facoltà  teologica (in qualità  di uditore, laureato, licenziato o dottore?) e omette di scrivere che ora è un un uomo sposato con tre figli. Come il solito, abbiamo letto una lettera piena di livore, di rancore, di menzogne e di pre-giudizi.
Prima di tutto lei mente sapendo di mentire quando afferma che Benedetto XVI farebbe il libero esame della Sacra Scrittura di derivazione protestante.
Si legga il paragrafo 10 della Dei Verbum che afferma: ” La sacra tradizione e la sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della parola di Dio affidato alla Chiesa; nell'adesione ad esso tutto il popolo santo, unito ai suoi Pastori, persevera assiduamente nell'insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nella frazione del pane e nelle orazioni (cfr. At 2,42 gr.), in modo che, nel ritenere, praticare e professare la fede trasmessa, si stabilisca tra pastori e fedeli una singolare unità  di spirito (14).

L'ufficio poi d'interpretare autenticamente la parola di Dio, scritta o trasmessa (15), è affidato al solo magistero vivo della Chiesa (16), la cui autorità  è esercitata nel nome di Gesù Cristo. Il quale magistero però non è superiore alla parola di Dio ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino mandato e con l'assistenza dello Spirito Santo, piamente ascolta, santamente custodisce e fedelmente espone quella parola, e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone a credere come rivelato da Dio.

È chiaro dunque che la sacra Tradizione, la sacra Scrittura e il magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti che nessuna di queste realtà  sussiste senza le altre, e tutte insieme, ciascuna a modo proprio, sotto l'azione di un solo Spirito Santo, contribuiscono efficacemente alla salvezza delle anime.

Quindi Benedetto XVI sarebbe un luterano e un calvinista secondo la sua lettera? Direbbe Toto': “Ma mi faccia il piacere…”
Sulla Facoltà  teologica di Milano. Lei sa benissimo che le eresie che insegnano alcuni teologi e biblisti non risalgono a Schuster a Montini e a Colombo. Ma sono molto più recenti e cominciano da Martini. Ribadisco: il cardinale Levada o caccia quei teologi e quei biblisti eretici e protestanti, o commissaria la Facoltà . Del resto Famiglia Cristiana fu commissariata da Giovanni Paolo II per molto, ma molto meno dall'attuale Arcivescovo di Siena Buoncristiani.

Nella sua Lettera (chissà  da chi ispirata?) lei scrive che il Dottore Angelico non avrebbe mai pronunciato la frase sull'Eucarestia. forse la memoria le fa difetto, ma in ogni caso gliela rammento: ” in questo Sacramento sia presente il vero corpo e il vero sangue di Cristo, « non si può apprendere coi sensi, dice san Tommaso, ma con la sola fede, la quale si appoggia alla autorità  di Dio. Per questo, commentando il passo di san Luca 22,19: Questo è il mio corpo che viene dato per voi, Cirillo dice: Non mettere in dubbio se questo sia vero, ma piuttosto accetta con fede le parole del Salvatore: perché essendo egli la verità , non mentisce ». S. Tommaso, Summa Theol., IIIª, q. 75, a. 1. E ancora afferma Tommaso: è l'Eucarestia è « come la consumazione della vita spirituale e il fine di tutti i Sacramenti ». Da ultimo se Ernesto Miragoli avesse dei dubbi su Tommaso e l'eucarestia gli rammentiamo uno scritto del maggiore filosofo cattolico di tutti i tempi:
« Bone pastor, panis vere,
Iesu, nostri miserere… ».

“Buon pastore, vero pane,
o Gesù, pietà  di noi:
nutrici e difendici,
portaci ai beni eterni
nella terra dei viventi.

Tu che tutto sai e puoi,
che ci nutri sulla terra,
conduci i tuoi fratelli
alla tavola del cielo
nella gioia dei tuoi santi”. (San Tommaso d'Aquino)

Da ultimo, lei tace scientementemente sugli errori e sulle deviazioni della fede cristiana che nelle Diocesi di Milano e della Lombardia, sono state fatti. La negazione della divinità  di Cristo, il tentativo si separare Cristo dalla Chiesa quasi contestando questa, e concedendo alla nostra interpretazione della verità  religiosa ogni arbitraria critica verso la Chiesa, si possa godere di una comunione più autentica e più vitale, con Gesù Signore che è fonte della nostra salvezza per tramite della sua chiesa, la negazione dell'immortalità  dell'anima, dell'inferno e di satana.

La negazione dei dogmi cattolici, della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, del peccato, la decadenza del senso morale, il rifiuto della morale cattolica (secondo cui tutto diventa lecita) che discende dal Decalogo e dalle otto Beatitudini. Insomma lei avversa. a suo dire, una chiesa trionfante, oscuntarista, conservatrice e restauratrice. Percio' lei omette di scrivere che e' un ex prete che ama lo spirito disgregatorio, l' autolesionismo della contestazione sistematica, il dubbio ontologico, la critica corrosiva, il pluralismo autonomo e arbitrario, il sofisma, l'opportunismo delle chiesuole contestestatrici, e il conforismo .

San Tommaso che lei avversa con tutte le sue forse afferma: “usare bene della ragione” mentre san Leone magno afferma: “riconosci o cristiano la tua dignità “. e sant' Ignazio d' Antiochia dice: “impariamo a vivere secondo il cristianesimo”.
Mi dispiace molto che la sua critica negativa, non è animata al carisma della carità , cogitat malum, gaudet super iniquitate (Cfr. 1Co 13,5-6). È pur troppo abbastanza diffuso oggi questo spirito pessimista, che altro occhio non ha per la Chiesa, se non per denunciarne, vere o false che siano, le deformità , e per trarne argomento farisaico a propria lode e a sua condanna (Cfr.Lc 18,11-12). Vorrei invitare questi critici tanto severi, e talora prevenuti e ingenerosi, a maggiore serenità ; quella serenità  che rende possibile il dialogo, e che riaccende nel cuore l’amore. Come potremmo pretendere di costruire senza l’amore la Chiesa?

Concludo citando una lettera di Paolo con la speranza che, applicandola, ogni forma dii superbia venga a cadere ” La carità  non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda”( Rm 9-10) Quante cose splendide, in termini così semplici e chiari! Sembra superfluo farvi commento. Basta meditare con animo sereno e fedele. Esse ci riconducono a quella preziosa notizia degli Atti degli Apostoli, che scolpisce l’aspetto caratteristico, spirituale e sociale, della prima comunità  cristiana: «la moltitudine di coloro che erano venuti alla fede, aveva un Cuor solo e un’anima sola» (At. 4, 32). Cioè ci fanno pensare ad un primo aspetto di quell’auspicato rinnovamento, che noi abbiamo chiamato «la civiltà  dell’amore», e che altro non è se non l’agape, l’amore, la carità  animatrice prima del nostro stile di vita.

Ebbene questa animazione della vita individuale e comunitaria della Chiesa produce dapprima e suppone poi, come suo fondamento costituzionale, l’unità  nella Chiesa. Se la Chiesa non è interiormente una, nel suo mistero che la fa vivere di Cristo, ed unita, nella sua compagine strutturale e sociale, che la rende mistico e visibile corpo di Cristo, non è più Chiesa. Chi lo vuole, chi lo può rilegga, fra i tanti documenti che illustrano questa verità , il celebre scritto di S. Cipriano circa «l’unità  della Chiesa cattolica» (PL 4, 495-520; BREPOLS, series lat., 3, 243 ss.; cfr. D. TH. C. III, II, 2467 ss.), ovvero veda S. Agostino (Cfr. S. AUGUSTINI De utilitate credendi: PL 42, 65 ss.; ed anche l’opera tuttora attuale di J. A. MOEHLER, Die Einheit in der Kirche, L’unité dans l’Eglise, Cerf, 1938).

Anche senza ricorrere a questa aurea letteratura, sarà  più facile a tutti noi documentarci circa le vie che divergono dall’unità  della Chiesa, e quindi dalla capacità  di costruire una nuova civiltà  dell’amore. Tutti possono farsi una diagnosi della moderna tendenza a dissolvere una vera, solida, operante unità  ecclesiale, rilevando come uno spirito di disgregazione, di contestazione, di libero pluralismo, di facile critica, di interpretazione personale e spesso polemica rispetto al magistero della Chiesa, autorevole e indispensabile interprete e tutore dei fattori dell’unità  ecclesiale, sia penetrato in diverse espressioni della mentalità  del corpo mistico, della stessa comunione cattolica (Cfr. L. BOUYER, La décomposition du catholicisme, 1968; Religieux et Clercs contre Dieu, 1975). Un influsso centrifugo del libero esame di provenienza protestante, un concetto di libertà  assoluta, isolato da un rispettivo concetto di dovere e di responsabilità , una rassegnata trahison des clercs, cioè un relativismo storico, e un opportunismo sociale e politico spesso di moda, hanno alquanto indebolito il senso dell’unità , della solidarietà , della carità  in seno alla Chiesa di Dio, senso stimolato, sì, per fortuna dal movimento ecumenico, ma non ancora e non sempre sufficiente alla riconquista d’una autentica ed organica unità , quale voluta da Cristo e animata dallo Spirito Santo.

Cosa proponiamo quindi di fronte a questo quadro poco edificante?
Di riprendere il cammino verso la edificazione dell’unità , se mai alcune volte avessimo ceduto ad una gelosa ed ostile affermazione della nostra autonomia spirituale e religiosa, con danno della docile e virile obbedienza all’esigenza della concordia e della solidarietà  proprie della comunione cattolica; e saremo insieme, tutti e fraternamente, fortemente, con lo sguardo dell’anima teso verso Gesù crocifisso, che dilexit ecclesiam, «amò la Chiesa e diede Se stesso per lei» (Ep 5,25).

Distinti saluti

Alberto Giannino
Presidente Ass. culturale docenti cattolici

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