NOTIZIE ITALIANE | Salari, retribuzioni e, di conseguenza, stipendiati, in Italia sono sempre più poveri. Tra il 2011 e il 2012, gli stipendi reali, quindi al netto dell’inflazione, hanno perso l’1,9 per cento, scendendo in media per unità di lavoro dipendente da 25.130 euro a 24.644 euro, quasi 500 euro in meno nelle tasche dei dipendenti in un anno. Se a questo sommiamo gli aumenti del costo della vita abbiamo la reale percezione del benessere 'medio' nel nostro Paese.
I numeri appartengono alla Relazione annuale di Bankitalia, secondo le quali il calo più evidente è quello che riguarda le retribuzioni dei dipendenti della pubblica amministrazione,che sono passate da 31.964 a 30.765, che quindi perdono 1.200 euro a causa principalmente del blocco dei contratti.
Nella pubblica amministrazione, inoltre, è in atto il blocco del turn over. Fino al 2014, è possibile assumere al massimo il 20 per cento delle persone che escono dal lavoro, sia in termini di lavoratori che di spesa, oltre a quello dei rinnovi dei contratti e quindi del recupero dell’inflazione.
L’arretramento degli stipendi reali, al netto dell’inflazione, è una drammatica realtà che aggrava la crisi economica e frena la ripresa e la crescita. Anche perché, da uno studio della Cgil risulta che se pure l’Italia riuscisse, come in molti annunciano, a intercettare la ripresa economica che sarebbe prevista per il prossimo anno, non riuscirebbe comunque «mai» a far fare un balzo in avanti ai salari, ovvero, non si recupererebbero i soldi perduti in questi pochi anni: in confronto con l’inflazione effettiva, cioè il deflatore dei consumi, la variazione è ancora negativa nel 2014.
Mario Nascimbeni
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[09/06/2013]