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La crisi dell’ Inter, quando il bicchiere è mezzo. E basta

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L’Inter cade con la Lazio e viene sorpassata in classifica dal Verona, ma il suo presidente tiene una linea morbida: «Quando perdi una partita è normale essere dispiaciuti, ma questo non equivale a una critica. Sono il primo a non essere contento per una sconfitta, ma stiamo lavorando tutti insieme, con lo stesso obiettivo. Le analisi tecniche spettano all’allenatore. Non è una partita vinta, una persa o un episodio che ci fanno cambiare idea sul progetto. Continueremo a lavorare per il bene della squadra, della società e dei nostri tifosi».

Thohir ha dimostrato nel derby del 22 dicembre quanto ci tenga a fare bene, ma costruire una squadra è difficile, ricostruirla è difficilissimo. Per cambiare passo, ci vorrebbero investimenti alla Moratti prima, seconda e terza maniera, che la società e il nuovo proprietario in questo momento non possono e non vogliono sostenere.

La sconfitta di Roma è meno allarmante di quella di Napoli, ma resta grave. Al San Paolo, si era vista una squadra senza equilibrio, sempre in balìa delle giocate e delle ripartenze altrui; all’Olimpico è stata riproposta la formula del derby che ha offerto buone garanzie di tenuta difensiva. Contro la Lazio sono mancate le gambe, ma è una cosa che accade spesso al rientro dalle vacanze.

Mazzarri deve fare il pane con la farina che gli danno, e ha già capito perfettamente i problemi da risolvere.
L’Inter in difesa ha giocatori forti (Ranocchia e Juan Jesus a giornate) e discreti (Rolando e Pereira). Mediamente un po’ poco per gli attacchi delle grandi squadre, tanto che anche Handanovic (ottimo portiere) ha perso sicurezza. Se manca Campagnaro è crisi.

A centrocampo c’è un fantastico uomo d’ordine (Cambiasso) che non può cambiare passo, per caratteristiche proprie e per ragioni anagrafiche. Poi ci sono tutte mezzali (Guarin, Alvarez, Kovacic) tutti poco propensi alla copertura.

L’Inter in attacco deve ringraziare San Palacio, ma neanche lui può cantare e portare la croce, perchè se deve tornare e impostare la manovra in attacco non può essere al centro dell’area per realizzare. E’ accaduto, ma non può essere ad ogni partita. Poi c’è un Milito di cui si attendono le verifiche fisiche, Icardi che ha un gran talento ma gioca poco, e un Belfodil che è definito ‘fenomeno’ ma non si capisce ancora da chi visto che non corre per non spettinarsi.

Ben venga Lavezzi (a costo di Guarin, però) perchè porterà un miglioramento, ma quanto sopra resterà immutato. Al momento però, non si vedono altre strade. Come ha detto Mazzarri: «Sono arrivato all’Inter in un momento particolare».

Roberto Dal Maschio

[08/01/2014]

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