“La direzione Pd, esaminata la situazione politica e gli sviluppi recenti, ringrazia Enrico Letta per il notevole lavoro svolto alla guida del governo, un esecutivo di servizio che, ricordiamo, è nato in un momento delicato, dal punto di vista politico, economico e sociale. Assume con il documento ‘Impegno Italia’ come contributo per affrontare i problemi del Paese, e rileva la necessità e l’urgenza di aprire una fase nuova, con un esecutivo nuovo che si ponga l’obiettivo dell’orizzonte naturale della legislatura”.
Poi, parlando a braccio: “Se l’Italia chiede tutti insieme un cambiamento radicale, o questo cambiamento lo predispone il Pd o non lo farà nessuno. Vi chiedo tutti insieme di lavorare perchè l’Italia esca dalla palude”.
Così Matteo Renzi ha aperto la nuova fase di partito e di governo. Renzi ha presentato il documento per chiedere un nuovo governo che duri fino al 2018. La direzione del Pd lo ha approvato con 136 voti a favore, 16 voti contrari e 2 astenuti.
Un confronto delicato, quello al Nazareno, una sorta di resa dei conti tra segretario di partito e presidente del Consiglio, che aveva scelto però di non essere presente: “Si decida con serenità”, aveva detto Letta che però, pochi minuti dopo l’approvazione del documento di Renzi, ha annunciato che venerdì 14 febbraio salirà al Quirinale per rassegnare le dimissioni, prima di postare un “grazie collettivo” su Twitter.
Renzi: nuovo governo con stessa maggioranza fino al 2018 – La mossa del segretario del Pd è quella di dare vita a un nuovo governo di coalizione, mantenendo la stessa maggioranza di quello fino ad ora guidato da Enrico Letta, che duri fino al 2018 e che attui un cambiamento radicale. “La strada delle elezioni ha una suggestione e un fascino – ha spiegato Renzi – Ma ancora oggi non abbiamo una normativa elettorale in grado di garantire la certezza della vittoria”. E ha aggiunto: “Dobbiamo dare la disponibilità e uscire dalla palude con un cambiamento radicale”.
Cuperlo ha votato sì, Civati no – L’ex presidente del partito Gianni Cuperlo ha dapprima proposto di rinviare la votazione del documento “per evitare un precedente nei rapporti tra un partito e un governo”, poi ha annunciato il sì. Fermo invece il no di Pippo Civati alla linea di Renzi: “Mi dichiaro contrario alla strada che stiamo prendendo. Con una preoccupazione: che Berlusconi non voglia approfittare di questo passaggio”. I lettiani, invece, hanno lasciato la sala per non partecipare al voto sul documento che ha sfiduciato il governo.
Redazione
[14/02/2014]
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