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‘La Bugia di Natale’, tra leggende e storia. Di Seth Grahame-Smith

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Seth Grahame-Smith è famoso per prendere i miti e trasformarli, trasfigurandoli e rendendoli irriconoscibili. Dopo aver, quindi, creato delle nuove versione di Mr Darcy, Elizabeth Bennet, combattenti di zombie, e Abaham Lincoln, cacciatore di vampiri, decide di prendere in mano qualcosa di più complesso e “intoccabile”: i Re Magi.

“La bugia di Natale” racconta, infatti, la storia di Balthazar, ladro di fama chiamato da tutti il fantasma di Antiochia, che si sposta di città in città alla ricerca di vendetta. Quando durante uno dei suoi furti viene imprigionato dai soldati di Erode, incontra altri due malviventi, Gaspare e Melchiorre, con i quali riuscirà a fuggire, trovando rifugio in una capanna, dove una giovane coppia ha appena avuto un bambino di nome Gesù.
Guidato da alcune visioni, Balthazar dovrà scortare Gesù, Giuseppe e Maria fino in Egitto, ma la strada sarà irta di ostacoli.

La Bibbia non ci racconta molto delle tre figure che hanno portato oro, incenso e mirra a Gesù bambino e questo permette al talentuoso e originale scrittore di usare la fantasia e riscrivere, in qualche modo la storia.

Raramente, infatti, si è visto un autore con un coraggio simile a quello di Grahame-Smith e di questo bisogna darne atto. Prendere dei pilastri della storia, della letteratura o, come in questo caso, delle Sacre Scritture e far rivivere i personaggi in una struttura narrativa del tutto nuova, non è cosa da poco.

Ne “La bugia di Natale” i personaggi che fin da piccoli hanno popolato le nostre festività prendono una nuova e originale forma. Balthazar (il nostro Baldassarre), protagonista indiscusso di questo libro, lontano dal nobile a cammello che portò la mirra a Gesù, è qui un guerriero ladro più simile ad Altair della saga di video game (e libri) di “Assassin’s Creed”.

Tranne la trinità di Gesù, Giuseppe e Maria, che mantengono le loro classiche caratteristiche, tutti gli altri rivivono tra le polverose dune del deserto in un’opera che sta dalla parte del popolo e dei poveri, tratteggiando la nobiltà, rappresentata da Erode, come sudicia, egoista e riprovevole.

Se per alcuni potrà sembrare un’operazione blasfema quella compiuta da Grahame-Green, c’è da dire che l’autore dà molta importanza alla fede e il suo libro è tutt’altro che ateo o dissacrante.

Il viaggio, tema centrale dell’opera, è un percorso afoso, difficoltoso, e Balthazar è un uomo completamente miscredente, ma che ritrova la propria vocazione non attraverso miracoli eclatanti, ma con piccoli gesti che ridanno un senso al suo infinito vagare.

Riscrivendo la storia e le leggende, l’autore ci porta in un mondo lontano, facendoci assaggiare, attraverso una prosa scorrevole e coinvolgente, il gusto metallico del sangue, quello soffice dei viaggi onirici e quello polveroso degli oggetti e delle attraversate nel deserto.

“La bugia di Natale” è un libro curioso, diverso dal solito che porterà al limite dell’epicità, dove storia e leggenda si fondono dando vita ad una storia tutta da leggere tra avventura, azione e un po’ di magia che, a Natale, non può mancare.

Sara Prian

[02/12/2013]

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