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Il rigore sbagliato da Baggio, mentre dall’altra parte del mondo la gente moriva

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Torneo della Solidarietà sabato 31 Carpenedo

Gentile Direttore,

Vent’anni fa, Il rigore sbagliato da Baggio il 17 luglio del 1994, nella finale del campionato mondiale contro il Brasile, gettava in uno stato di mesta prostrazione e di disperazione milioni di telespettatori italiani, che agognavano di rialzare quella coppa, ben 12 anni dopo il trionfo spagnolo dei ragazzi di Bearzot. Come dimenticare la concentrazione sul dischetto del pallone d’oro, annata 1993, e il tiro successivo alto sopra la traversa con palla finita tra gli spalti?

Eppure come è strana la vita! Infatti, dall’altra parte del mondo si concludeva contemporaneamente uno dei più terribili conflitti etnici della storia del XX secolo, il genocidio nello stato africano del Ruanda di oltre un milione di tutsi e di moderati hutu, perpetrato da un’isterica follia collettiva. Un’attenzione, pressoché esclusiva, catalizzata sull’evento mediatico sportivo per eccellenza, capace di incollare ai teleschermi miliardi di spettatori, probabilmente negava a quella tragedia una pari dignità informativa. D’altra parte l’informazione è “prospettica”!

Il Ruanda, stato africano, “non rilevante” nel quadro degli equilibri internazionali, sprofondava nell’oblio; la sua storia è difatti quella dell’indifferenza dell’Occidente che si disinteressò della tragedia che si andava progressivamente consumando. Davvero poco si fece a livello europeo e mondiale per fermare il massacro.

A distanza di tempo seguiranno le accuse al governo francese, ritenuto responsabile di complicità nel genocidio. Il governo parigino avrebbe fornito armi ai governativi e quindi anche alle speciali milizie addestrate alla “soluzione” del problema ruandese, interessato peraltro allo sfruttamento delle grandi risorse dello Zaire orientale, un territorio che meglio si controllava proprio dal confinante Ruanda.

Bellissimo ed efficace il film del regista Terry George “Hotel Rwanda”, che racconta la storia di Paul Rusesabagina, che, da moderno Shindler, si prodigò strenuamente per salvare la vita a migliaia di suoi connazionali. La visione del film, per la sua elevata pregnanza didattica, è senz’altro da consigliare, adatta specialmente per studenti delle scuole secondarie di secondo grado. Pellicola straordinaria che, grazie alla forza dei suoi contenuti, non potrà che rimanere impressa. “Non è un documentario, perché il cinema può avere un impatto politico più forte, grazie all’identificazione con i personaggi”; il film ci consente di riflettere di quanto la guerra, in ogni sua declinazione, porti l’uomo al bordo di un precipizio da cui non si può più tornare indietro!” (Terry George alla presentazione del film nel 2004)

Claudio Riccadonna Ala

[08/08/2014]

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