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‘Il Giorno della Memoria’ ricordato con le parole dell’ultimo libro di Andreina Corso (II)

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nazisti seconda guerra mondiale

radunò la famiglia intorno al tavolo della cucina. “Godiamoci una tazza di the tutti insieme”, invitò. Si capì subito che questo era uno di quei momenti che il nonno riservava agli eventi importanti. Tutti sapevano che avrebbe iniziato così: “Tutti noi abbiamo il dovere…”. “Tutti noi abbiamo il dovere di non stare a guardare, di svelare ogni giorno la forza della nostra indignazione, dobbiamo fare, osare, contrastare la violenza e la crudeltà”.

Parlava lentamente, a voce bassa, scandendo parola per parola, con il volto acceso dal fuoco delle sue ragioni. “Ma io ho paura per Nina”, invocò la madre piangendo e cercando negli altri volti assenso alle sue parole. Le sorelle di Nina erano ancora piccole, sentivano che la personalità del nonno era tanto forte, fino a sovrastare la loro. E poi c’era Nina, che sembrava non rendersi conto del pericolo che correva ogni volta che si recava da quella famiglia. “D’altra parte devono pur mangiare quelle persone” insisteva il nonno, “ci siamo impegnati in questo sforzo, in fondo cos’è questo gesto rispetto la sofferenza di tanta gente!” “Ma lei è una ragazzina, papà, ci vado io, allora!”.

La mamma aveva parlato con tono esasperato, sapendo che suo padre la giudicava, ma anche lei giudicava un padre che non teneva conto della paura che invadeva il suo cuore. Anche questa volta aveva deciso lui, ignorando che i genitori avevano tutto il diritto di difendere i propri figli. “No, ci va lei perché è svelta, è in gamba e vuole farlo. Se ognuno di noi restasse immobile rapito dalla paura, la violenza dei fascisti aumenterebbe, avremmo più morti, più stragi, il popolo ebraico non lo difenderebbe nessuno”. Il nonno tirò il fiato. E fu subito silenzio compresso da un forte turbamento. Nina si alzò dalla sedia sorseggiando l’ultimo goccio di the. Per un attimo Milena sentì odio verso Anselmo e Basile sentì tutta l’impotenza del suo pensiero, non era d’accordo, ma la decisione di Anselmo e l’approvazione sconsiderata di sua figlia, lo costrinse nuovamente al silenzio, questa volta rabbioso e racchiuso in un desiderio di vendetta.

“Io vado”, disse a voce alta Nina, prese la borsa che il nonno aveva preparato e uscì

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