Ormai è certo, in CT della Nazionale dopo i Mondiali brasiliani sarà ancora Cesare Prandelli. Un contratto di altri due anni per condurre gli azzurri agli Europei di Francia 2016.
Prima però ci sono per l’appunto i campionati in Brasile e bisogna capire come l’Italia ci arriverà alla competizione: è ormai chiaro che la squadra si basa (giustamente) sullo zoccolo duro Juventino.
Inutile che Conte si arrabbi con Prandelli, la squadra di Torino è quella che fa crescere maggiormente i calciatori italiani. Relegando agli stranieri il ruolo di stelle aggiunte. Insomma, quello che accadeva prima della legge Bosman.
Reputo corretto il rinnovo all’ex allenatore della Fiorentina per il lavoro svolto fino ad ora che, nonostante i vari problemi ha portato un rinnovamento. Riprendersi dalla debacle dell’ultimo Lippi 2010, non era facile; bisognava rifondare una squadra, composta ormai da giocatori “finiti”.
Fare un lavoro del genere in un paese dove i giovani non vengono assolutamente presi in considerazione (almeno non quelli italiani), è difficile. Eppure qualcosa di molto positivo è emerso, dato che nel 2012 si è raggiunto la finale Europea.
Punto di riferimento per la nuova Nazionale sono diventati gli oriundi. Prandelli infatti si è trovato quasi costretto a puntare sui nuovi italiani che, se da una parte è una buona cosa. In fin dei conti andiamo sempre più verso un mondo basato sulla integrazione tra i popoli e quindi anche il calcio cambia sotto questo aspetto ma qui l’integrazione è obbligata.
Obbligata dalla mancanza dello sviluppo del calcio nei settori giovanili e quindi la scelta non può che finire sugli stranieri naturalizzati.
Lo stesso problema si sta verificando sulla Nazionale Under21, il Ct. Di Biagio è costretto a convocare ragazzi che non hanno alcuna esperienza oltre la serie cadetta.
Cosa che non avviene ad esempio in Spagna o Inghilterra, dove ventenni hanno già esordito in Champions League.
Quale futuro quindi ci attende? Il nostro attacco è certamente uno di quelli che lo avrà più roseo; oltre a Balotelli (merita la convocazione ora?), è esploso Immobile, c’è Rossi, Insigne e Gabbiadini o Cerci.
Finalmente sono emersi i possibili eredi di Gigi Buffon, grandi speranze nel genoano Perin e ancor più in la con Scuffet dell’Udinese.
Insomma, verso Euro2016 la strada è spianata sulla carta ma come detto, prima c’è un Mondiale da onorare. Certo con Inghilterra ed Uruguay nel girone, non sarà facile ma confidiamo in Cesare Prandelli.
Mattia Cagalli
[29/03/2014]
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