Le speranze dei parenti vengono definitivamente spente alle dieci di sera a Kuala Lumpur: «È con grande rincrescimento che dobbiamo annunciare la perdita del volo MH370 e di tutte le vite che erano a bordo».
Erano 239 persone, 227 passeggeri e 12 membri dell’equipaggio. Pochi minuti dopo il primo ministro malaysiano Najib Razak ha spiegato: «Ho ricevuto un briefing dalle agenzie che hanno analizzato i dati e mi hanno riferito che l’ultima posizione rilevata dell’aereo è stata a Ovest di Perth, lontano da ogni possibile pista d’atterraggio. Al di là di ogni ragionevole dubbio, dobbiamo presumere che il volo MH370 è terminato nell’Oceano Indiano meridionale».
Dopo diciassette giorni da quando il Boeing 777 diretto da Kuala Lumpur a Pechino è scomparso, abbiamo saputo dunque dove è caduto: nell’oceano a Sudovest della costa australiana, una delle zone più remote del globo. Ma ancora nessuno sa dire perché l’aereo della Malaysia Airlines ha volato fino a laggiù lo scorso 8 marzo.
L’aereo ha volato per oltre sette ore, fino alle 8.11 di sabato 8 marzo, su una rotta scelta volutamente dalla cabina di comando, una rotta programmata per terminare il volo nel mezzo dell’Oceano Indiano, perchè era impossibile non sapere che il Boeing avrebbe finito il carburante.
La lontananza da zone abitate, da aeroporti nascosti nella giungla, da possibili obiettivi, farebbe scartare a questo punto l’ipotesi del terrorismo, concentrando ancora di più l’attenzione degli investigatori sul pilota e sul suo secondo.
Redazione
[25/03/2014]
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