L’autovelox fotografava le auto che sfrecciavano in autostrada oltre i limiti consentiti, gli automobilisti parcheggiavano ovunque, ma le multe non arrivavano mai.
Gli agenti, anziché procedere con identificazione del proprietario e notifica della contravvenzione, optavano per un lavoro meno impegnativo: facevano «sparire» le multe.
Non era questione di tornaconto economico, ma soltanto perché non avevano voglia di lavorare.
Quasi duemila le contravvenzioni cancellate, per un danno alle casse dello Stato di oltre trecentomila euro. Senza contare le decine di contravvenzioni prese dagli agenti per eccesso di velocità, semafori rossi o sosta vietata (tutte eliminate illegalmente) e le auto di servizio con tanto di «autista» usate per faccende private.
Parla di «un intero ufficio pubblico letteralmente deviato» e di «sistematica violazione dei doveri pubblici» l’inchiesta della Procura di Como che ha portato ieri all’arresto del comandante della Polizia stradale del capoluogo lariano, del vice e di altri tre agenti. Ma complessivamente sono ventisei le persone indagate a vario titolo per falso, abuso d’ufficio, calunnia e peculato, tra le quali un funzionario della questura e il capo ufficio verbali della polizia locale.
Redazione
[26/03/2014]
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