I nodi sono ormai al pettine. Sullo sfondo la nuova presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi, che rischia di provocare «guerriglia» in Parlamento, poi il catenaccio sul decreto legge per la pubblica amministrazione che deve essere convertito entro mercoledì prossimo ma a rischio decadenza. Collaterali, ma non meno importanti, le questioni su riforma della giustizia e proposte del capo dello Stato su amnistia e indulto.
E’ il capogruppo del Pdl, Renato Brunetta, fremente alla partenza lancia in resta, tanto da far dire al ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini (Pd), che il «quadro politico è cambiato», allargando le crepe nella maggioranza. «Andare avanti così è davvero difficile», dicono tra Palazzo Chigi e Montecitorio.
Brunetta su l’elezione di Rosy Bindi si esprime così: «In Antimafia c’è stato uno strappo che non può essere tollerato. Chi ha fatto lo strappo rifletta». Sul decreto per la pubblica amministrazione il capogruppo Pdl trova terreno fertile: già all’approvazione in Consiglio dei ministri era stato oggetto di contestazione, soprattutto per le norme sui precari, e Brunetta trova Lega e Movimento 5 stelle alleati. Arriva infatti in tarda serata l’approvazione ad una decina di emendamenti.
Infine il terzo nodo, Brunetta va all’assalto di Brunetta sulla riforma della giustizia. Vuole sapere da Letta cosa farà non solo su amnistia e indulto ma anche sulla responsabilità civile dei magistrati.
Paolo Pradolin
[25/10/2013]
Riproduzione vietata