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Hedda Gabler al Teatro Goldoni di Venezia dall’8 al 12 gennaio

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Hedda Gabler teatro goldoni venezia

La Stagione di Prosa 2013-2014 del Teatro Goldoni di Venezia inaugura il 2014 mercoledì 8 gennaio alle ore 20.30 con Hedda Gabler di Henrik Ibsen, con Manuela Mandracchia, Luciano Roman, Jacopo Venturiero, Simonetta Cartia, Federica Rosellini, Massimo Nicolini e Laura Piazza per la regia di Antonio Calenda. Prodotto da Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e Compagnia Enfi Teatro, resterà in scena fino al 12 gennaio.

Gelida e altera, consapevole del proprio fascino eppure fragile nella sua intima frustrazione, nella sua incapacità di vivere serenamente la propria femminilità, ossessionata dal successo e rapita da un vortice di egoismo, rivalità, deleteria intransigenza: Hedda Gabler è una delle più problematiche, febbrili e seduttive figure femminili ibseniane.

È a questo personaggio e alle suggestioni dell’opera di Henrik Ibsen che il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia – assieme alla compagnia ENFI Teatro – si volge, intraprendendo un significativo itinerario nella grande drammaturgia classica europea. Antonio Calenda affronta Hedda Gabler dirigendo nel ruolo del titolo Manuela Mandracchia, interprete sensibile, uno dei nomi di spicco dell’attuale mondo teatrale italiano.

Prevendita alla biglietteria del Teatro Goldoni e ai punti vendita HelloVenezia.
Prevendite on-line www.teatrostabileveneto.it
Informazioni e prevendite telefoniche: HelloVenezia 041.24.24

Note di regia

È in questo tormento scuro la chiave che li rende moderni, ciò che di loro conquista tuttora artisti e pubblico. Trovo da questo punto di vista molto significativo un prezioso intervento di Roberto Alonge, che sottolinea come Ibsen appaia come una sorta di gemello, forse ancor più geniale, di Freud. Capace di scavare nel pozzo nero dell’inconscio e di raccontare attraverso il suo teatro inquietudini di assoluta attualità: se da scienziato Freud esterna le proprie scoperte, Ibsen lo fa da artista… Depista, accenna, occulta, ma dalle pieghe del linguaggio, dalle ombre interiori è facile intuire quanti fantasmi incestuosi padre-figlia popolino la scena, quanti drammi psicologici, quanto l’oscurità abbia da rivelare.

Antonio Calenda

Redazione

[06/1/2014]

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