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Guido Speranza: un uomo, un artista che cammina con il suo tempo

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[28/11] Si è appena conclusa, presso le prestigiose sale della Fondazione Benetton – Studi Ricerche – Spazi Bomben di Treviso, una importante Mostra Personale antologica con dipinti di ultima generazione, dal 2008 al 2010, del Pittore trevigiano Guido Speranza, già  presente nel 2008 presso la Sede Museale Santa Caterina, sempre a Treviso, e nel 2007 al Centro D'Arte San Vidal – U.C.A.I. di Venezia – Scoletta San Zaccaria.Tutto ciò a dimostrazione che il trascorrere del tempo nella vita di un Artista è solamente un mero passaggio temporale nel corso del quale la sua visione del mondo segue gli eventi e lo porta a trasformarli in opere d'arte le quali, come un diario quotidiano, raccontano agli uomini le trasformazioni della Società , quanto l'evolversi delle variazioni mentali degli individui con le logiche conseguenze che tutto ciò comporta.

Ebbene, Speranza legge il libro della Vita sin dai lontani anni cinquanta quando, giovin pittore, seguiva i Maestri di quei felici inizi indagando, allora con un perfetto linguaggio post-impressionista, e fissando sulla tela le emozioni ricavate dalla visione di una luminosa campagna trevigiana, dallo scorrere del silenzioso Sile, descritte con fragrante lirismo cromatico, declinando ancora saporosi scorci della laguna e delle isole veneziane, interpretando i silenzi incantati di una Natura ancora intonsa, portati sulla tela con succoso e spettacolare “intimismo” pittorico.

Oltre mezzo secolo è passato da allora ma, per il Pittore Guido Speranza, questa scheggia di vita vissuta è servita per ricercare ulteriori stimoli, altri modi, altri linguaggi che si adattassero al suo sentire per cantare stagioni, avvenimenti, storie di lavoro, gioie e dolori, illusioni e speranze dell'Uomo, nel suo percorso esistenziale, sempre proiettato verso un futuro possibilmente migliore di un passato già  avaro di soddisfazioni.

Oggi l'Artista, così ricco di esperienze, si affida ad una scrittura informale-astratta ove il segno viene continuamente alimentato dal colore in un coniugarsi di momenti talvolta esplosivi, altrove acquietati da dolcissime sonorità  cromatiche, che esprimono con lucida visione emozioni e stati d'animo vissuti sulla propria pelle nello svolgersi di un quotidiano miracolo esistenziale che tutti ci accomuna.

Forse da questo suo continuo ricercare nelle frange di una convulsa attività  dell'Uomo moderno dipende il trattare nelle proprie opere i temi più diversi calandosi, con la sensibilità  tipica di chi fa arte, nella psiche umana, catturandone le segrete vibrazioni, riuscendo a comprendere le ansie, i patemi, le inquietudini che ognuno di noi vive giornalmente, condizionanti il nostro agire, fornendo così all'artista le basi di un procedere con una disamina che diviene proiezione pittorica.

Nascono da qui le sue famose serie di dipinti che raccontano del duro operare nei porti, mostrandoci gli apparati lavorativi, i bastimenti all'ormeggio, luoghi palesati con chiaroscurali declinazioni sui quali aleggia la presenza umana, invisibile all'occhio, ma essenza cosciente psicologicamente tra il susseguirsi di imponenti metallici meccanismi che accentuano l'ansia di coloro che in tale groviglio operano con un sempre incombente pericolo e che l'Autore rappresenta a mezzo di una scrittura, avulsa da una realtà  oggettiva, dai potenti ritmi esecutivi in cui la trama cromatica si fa tramite dei sentimenti.

Talvolta la tensione si placa e SPERANZA fa perfino riaffiorare quel misterioso afflato poetico che, stranamente, ogni sito ove si consumi la quotidiana fatica del lavoro racchiude, ed allora la cifra espressiva sembra rasserenarsi allargandosi in più suadenti movimenti, mentre i colori appaiono soffusi di tonalità  dal basso profilo ( V. Poesia In Porto ).

Uguale tensione si ritrova nella serie dei “Pescatori” ove la lotta quotidiana con il mare viene immaginata da SPERANZA con un ritmo calligrafico incalzante, corroborato da una dialettica cromatica ricca, convulsa, densa di euritmia compositiva, quasi a voler significare lo sforzo ed il sentore del pericolo che incombe in ogni momento su questi nostri fratelli che quotidianamente sfidano Poseidone, con l'unico scopo della sopravvivenza. Forse questa è la ragione per cui l'Autore li mostra nelle loro sembianze “umane”, tra l'intrico dei caratteri geometrici, una maniera per evidenziare la lotta dell'Uomo contro le forze sconosciute della Natura, non sempre amica, mantenendo con coraggio l'origine dell'essere persona padrona del proprio destino, capace con raziocinio di conquistarsi uno spazio vitale nella diuturna battaglia con le avversità  del Creato.

Ci sorprende, ancora, GUIDO nel saper trasformare il proprio amore per la musica compilando con esiti felicissimi visioni “musicali” che emanano gioiose partiture colme di misteriose sonorità  ricche di segreti accordi rapiti alle corde di una chitarra, quanto alle canne di un organo maestoso, accarezzando la tastiera di un pianoforte, coniugando forma e colore con lo spirito del compositore che canta la Vita e l'Amore, esaltando il fuoco di una danza ravelliana, oppure il sogno di un notturno chopiniano. Lo fa ogni volta tracciando ora compulsive pennellate espressionistiche, altrove delicati passaggi schematizzati, sempre sollevando appena la polvere di un pensiero impalpabile, solfeggiando con amore segrete composizioni relegate nel fondo del suo animo gentile.

Ma sa tradurre anche il canto del vento, il gonfiarsi di una vela tesa nella Barcolana, in palpitanti schegge di colore animato da dinamiche sintesi formali; percependo più in là  il rombare dei motori nello spasimo della competizione di “Formula 1” regalandoci, con energici brividi illustrativi, l'ebbrezza della velocità  qui trasformata in guizzi cromatici sfuggenti alla costrizione del limitare della tela, facendo rivivere a noi spettatori momenti della grande stagione futurista dei Balla e Boccioni che apriva la meravigliosa era della pittura “in movimento”.

Si fa cantore, con onirica meraviglia, dello spasimo esistenziale quando omaggia il grande Irlandese (BACON), strappando alla mente umana le contorsioni di una psiche deformata dalla disperazione, qui facendo aleggiare su bui fondali parvenze fisiche scarnificate dalle passioni. Di tali dipinti rimane impressa, nella mente del fruitore, la sua capacità  investigativa della dimensione interiore dei soggetti, coagulata in veloci pennellate dense di pastosità  cromatiche che, al pari di disciolte nuvole in cielo, si compattano e divengono massa temporalesca, entità  unica e terribile, specchio di un lembo di Società  malata.

Con eguali esiti è il suo approcciarsi al tema religioso, che affronta con la disperazione dell'uomo che ha condannato un altro Essere per aver sfidato tutte le leggi dell'ipocrisia, rappresentando il Cristo nella sua apparenza “umana” mostrandocelo nell'attimo supremo del trapasso, scarnendo il segno ed il colore onde significare la paura ed il dolore, in una commovente raffigurazione che tanto ricorda le drammatiche crocifissioni proto-rinascimentali, quasi obliando l'attimo supremo della trascendenza allo scopo di evidenziare il sacrificio dell'UOMO prima della sua trasformazione in Puro Spirito.

Mille altre poesie SPERANZA ha declamato con la sua pittura, e qui lo spazio non potrebbe contenerle tutte, poichè Egli si considera ed E' Personaggio del proprio tempo capace di analizzare l'odierna Società  con la profonda conoscenza di chi l'ha vissuta sin dai tempi feroci della guerra, che ha pressochè distrutto la sua Città , passando attraverso infinite esperienze fino ad arrivare al lido della maturità  arricchito nello spirito, mai però sazio di sondare il terreno delle odierne vicissitudini, per scovare vizi e virtù dei propri contemporanei.

Ho voluto parlare ai nostri lettori di questo importante Artista trevigiano perchè degno della massima attenzione, alla cui Mostra, che ha visto la partecipazione di importanti personalità  della Città  di Treviso: dal Consigliere Comunale Dott. Antonio Dotto, al Prof. Luigi Pianca ( Amico storico dell'Artista), il sottoscritto è intervenuto con una prolusione tecnico-artistica, mentre la presentazione dell'Evento è stata affidata al critico Giuseppe Stefanel.

Una annotazione in calce: a pochi passi dalla sede della Fondazione Benetton, l'Artista espone nella Galleria “Al Battistero” un'ulteriore serie di dipinti di poco antecedenti alla nuova antologica e meritevoli di essere visitati.

A tutti un arrivederci alla prossima Mostra.

Venezia/Treviso, Novembre 2010

Giorgio Pilla- Critico d'Arte

(www.giorgiopilla.it)

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