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GIULIO E STELLA LEVORATO GIUSTI TRA LE NAZIONI | Ospitarono e salvarono due famiglie ebree durante le deportazioni

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NOTIZIE VENEZIA | Ci sono storie che non hanno storia e non cambiano nel tempo il loro profondo significato. Una di queste è quella di Giulio e Stella Levorato, i veneziani che nel periodo in cui i nazifascisti precedevano alle deportazioni nei lager degli ebrei ospitarono nella propria casa a Castello, tra il '43 e il 45, prima la famiglia D'angeli e poi, quando questa si rifugiò nelle campagne venete, gli adulti della famiglia Dina, fino alla Liberazione.
Quel gesto di umanità  e amore ha spinto lo Stato d'Israele alla consegna della medaglia di “Giusto fra le Nazioni” alla memoria di Giulio e Stella LevoratoUn riconoscimento consegnato ai familiari nella sede municipale di Venezia dove sono intervenuti il consigliere Affari Pubblici e Politici dell'Ambasciata d'Israele a Roma, Livia Link-Raviv, il presidente della Comunità  ebraica di Venezia, Riccardo Calimani, i familiari dei salvati, Paolo Navarro Dina e Ferruccio D'Angeli, e quelli dei familiari dei salvatori, Raffaele e Margherita Levorato.

In sala erano poi presenti, tra gli altri, Tina Dina (l'unica tra coloro che furono salvati ancora in vita).
«Oggi per la mia famiglia è una giornata molto particolare. E’ un giorno di festa e di solennità  ma è anche un momento di tristezza – ha spiegato Paolo Navarro Dina, figlio di Tina Dina – In questo momento così solenne non possiamo non ricordare i nostri cari scomparsi nelle camere a gas di Auschwitz. Come dice il detto ebraico: sia il loro ricordo in benedizione.

Ma qui, oggi, a settanta anni da quelle drammatiche e tristi vicende, il bene trionfa sul male; la solidarietà  vince sul terrore; il dovere morale e religioso prevale sull’ignominia, il rispetto del prossimo abbatte la discriminazione. Mia madre Tina ha insegnato a mia sorella Fiorella e a me, che il ricordo non deve morire mai. E così è stato l'insegnamento che la sorella di mia madre, mia zia Giuseppina ha infuso, nelle mie cugine Sara e Lia. Ci è stato instillato il dovere della memoria; che è necessario crescere e costruire la propria vita pensando al bene, alla pace, alla libertà  contro la follia e la degenerazione dell’essere umano».

Paolo Navarro Dina e Ferruccio D'Angeli hanno richiamato, a distanza di 70 anni, il gesto di Giulio e Stella Levorato, le figlie minori, invece, furono accolte in un convento lì vicino da Emilia Taroli, suor Paola, iscritta a sua volta nel registro dei Giusti tra le Nazioni.

«Ora siamo qui a celebrare l’abnegazione, il coraggio disinvolto e determinante di Giulio e Stella Levorato, che qui solennemente ricordiamo alla memoria – ha aggiunto ancora Paolo Navarro nel suo intervento di ringraziamento – E qui non posso non ricordare un’altra protagonista positiva di questa storia triste dai risvolti affascinanti e straordinari: Emilia Taroli, in religione suor Paola, superiora del convento di “Canal al Pianto” che accolse mia madre e mia zia tra le mura di quell’istituto religioso, tra il 1943 e il 1945, proprio grazie all’intercessione di Stella e Giulio Levorato. Solo poco meno di un mese fa a Tremosine, in provincia di Brescia, abbiamo ricordato anche lei in un’analoga e suggestiva cerimonia organizzata nel suo paese natale che è ormai entrato nei nostri cuori».

«Chi salva una vita – ha rimarcato Livia Link-Raviv – salva il mondo intero. Lo Stato d'Israele perpetua la memoria di quei 'Giusti' che, durante la Shoah, hanno saputo riportare la luce nel buio più assoluto». L'Istituto Yad Vashem per la Memoria dei Martiri e degli Eroi dell'Olocausto, istituito dal Parlamento Israeliano nel 1953, è preposto all'assegnazione di questo importantissimo riconoscimento, che è anche l'unica onorificenza civile del Paese.

«La mia famiglia non può che essere grata all’abnegazione, al cuore e alla forza d’animo di Stella e Giulio Levorato che nel piccolo – ha concluso Paolo Navarro – hanno messo in salvo prima i D’Angeli, e poi vinte alcune iniziali e comprensibili ritrosie per legittima paura, la famiglia Dina consentendo loro di sopravvivere lontano dal male»

Raffaele Rosa
[redazione@lavocedivenezia.it]
Riproduzione Riservata
[05/06/2013]

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