L’inchiesta sui fondi neri del Mose non è certo terminata, ed ora si vanno a rispolverare anche “vecchi” tasselli. Quella volta era stata Claudia Minutillo, ex segretaria di Galan, a provocare la scossa di terremoto: «Una volta Baita mi ha confidato che parte di quei fondi (neri, ndr) Mazzacurati (Giovanni, ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, ndr) li faceva avere a Roma a… in particolar modo credo a Gianni Letta, una volta a Tremonti, una volta a Matteoli».
Claudia Minutillo parla così davanti al pubblico ministero di Venezia. È il 4 marzo dello scorso anno, lei è sciupata da quattro giorni di carcere ed evidentemente non ce la fa più. Racconta che tutto ciò gliel’ha confidato Baita e dunque non è una testimonianza oculare, mentre il nome di Letta, ex sottosegretario alla Presidenza del consiglio dei ministri del primo governo Berlusconi poi candidato alla Presidenza della Repubblica, salta fuori dicendo «credo» e dunque non è una certezza.
Il successivo 24 maggio Baita chiarisce tutto. Il pm chiede direttamente: «Sono mai state versate somme di denaro direttamente a Gianni Letta?». Baita: «Dunque, io non ho conoscenza di somme di denaro ma nel Consorzio è sempre circolata la voce tra soci che l’incarico di progettista unico a Technital del gruppo Mazzi servisse a questo scopo… Poi devo dire che dal dottor Letta abbiamo avuto due richieste. Lo ricordo perché sono stato io a farvi fronte: la prima modesta, di dare un subappalto a una certa impresa di Roma, piccola, Cerasi e Cerami, alla quale abbiamo dato a Treporti un subappalto praticamente senza ribasso. In perdita per noi. E la seconda era la richiesta di farci carico dell’esborso… mi pare fosse inizialmente un milione e poi 500 mila euro, che era la somma che la Corte dei Conti aveva chiesto all’ex ministro Lunardi per una questione riguardante l’Anas… Praticamente noi abbiamo dato a Lunardi 500 mila euro, senza chiedergli il ribasso sulla tariffa di un lavoro che abbiamo dato alla sua società (la Rocksoil, ndr) e che riguarda l’A27, Pian di Vedoia – Caralte di Cadore».