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Genitori e figli, un rapporto da rivedere

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[04/03] Diceva Freud che compito dei genitori, nel loro rapporto con i figli, è quello di risultare gradualmente, con il tempo, del tutto superflui. E accettare che i figli, una volta conseguita la pienezza dello sviluppo e della maturità , possano compiere da sé, nella più¹ totale autonomia e senza ingerenza alcuna, le loro scelte.

Nonostante la fama e l'autorevolezza indiscusse del fondatore della psicoanalisi, è da supporre tuttavia che, salvo rarissime e improbabili eccezioni, nessun genitore al mondo abbia mai messo e metta in pratica tale suo insegnamento, per quanto fondato e condivisibile esso abbia potuto e possa apparire ai suoi occhi sotto il profilo culturale.Dacchè mondo è mondo, infatti, assai raramente i genitori hanno rinunciato a plasmare e controllare pervicacemente i propri figli, che per essi, a dispetto non di rado dell' età  adulta e di una evidente e palese maturità  intellettuale, rimangono in genere sempre tali da abbisognare, comunque, della loro guida e dei loro consigli vita natural durante.

 

Un atteggiamento questo duro a morire, in specie nel nostro Paese, alla base del quale c'è quasi sempre la discutibile ed erronea convinzione, ricorrente in ogni generazione di genitori, della presunta assolutezza dei valori in cui sono cresciuti.
E fintantochè essi rimarranno in tale loro convinzione, continuando a comportarsi di conseguenza, senza mai venire benchè minimamente sfiorati dal dubbio che, non fosse che per l'enorme divario di sensibilità , gusto e idee che invariabilmente si determina tra vecchie e nuove generazioni, i figli potrebbero anche essere dell'avviso, al di là   del dovuto amore filiale per i genitori, di non sapere che farsene in alcun modo dei loro valori e di preferirne altri affatto diversi, va da sé che il rapporto genitori e figli - checchè ne pensasse e ne potrebbe pensare Freud - continuerà   a svolgersi nel modo conflittuale e insoddisfacente da entrambe le parti in cui si è finora svolto.
ENZO PEDROCCO

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