‘’Mare nostrum’’, qui in Veneto però non è l’operazione per aiutare i migranti, bensì la volontà regionale di affermare che l’Adriatico e la possibilità di trivellarlo per estrarre ‘’oro nero’’, non è possibile. Dopo Ravenna, che vuole sfruttare un tratto di mare davanti a Chioggia per estrarre gas, a cui però è stato vietato dal Veneto, ora ci si mette anche la Croazia.
Il sindaco di Chioggia, Giuseppe Casson, difendendo il territorio ha voluto sottolineare: ‘’La tutela prima di tutto, soprattutto in territori a statuto speciale come quello di Venezia. In Italia abbiamo un grosso problema energetico e comprendo che si cerchino fonti, ma è anche vero che non possiamo non valutare la realtà in cui operiamo. Siamo un territorio fragile, protetto da una legge speciale che va difeso’’.
Attualmente il Veneto produce quasi esclusivamente energia elettrica usufruendo delle centrali di trasformazione di gas naturale, olio combustibile e carbone, materie che provengono da fuori.
D’accordo con il primo cittadino di Chioggia, anche il governatore delle Regione, Luca Zaia: ‘’Il nostro oro nero vale 17miliardi e 32milioni di presenze e si chiama turismo ed è impensabile che questo catino possa contemplare piattaforme a qualche miglia dalla costa’’.
Ben contrario invece, oltre al sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci, anche l’ex premier Romano Prodi, che ha consigliato all’Italia di ‘’darsi una mossa’’, altrimenti ci penserà la Croazia o altri Paesi (anche i norvegesi da tempo hanno messo gli occhi).
Zaia però, rivolgendosi direttamente allo stato confinante con l’Italia, dichiara: ‘’Saranno i primi a non trarre vantaggi da quello che stanno per fare. E se penso all’Istria, ai suoi 150mila abitanti e ai 25 milioni di presenze turistiche mi vengono i brividi. Il ‘’petrolio’’ ce l’hanno già, come noi, e l’obbligo è tutelare questo patrimonio’’.
Redazione
[20/05/2014]
Riproduzione vietata