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FRANCESCO GUARDI | Il ritorno del Grande Affabulatore ovvero Venezia vista con l'anima

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Al Museo Correr di Piazza San Marco è stata inaugurata, il 29 Settembre, la grande Mostra retrospettiva di FRANCESCO GUARDI (1712\1793) uno dei grandi vedutisti veneziani del XVIII° secolo ( l’ultimo del periodo), in occasione del terzo centenario della nascita.
La Mostra organizzata dalla FONDAZIONE MUSEI CIVICI DI VENEZIA, è stata curata da Alberto Craievich e Filippo Pedrocco, con la direzione scientifica di Gabriella Belli e posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, suddivisa in cinque sezioni che ripercorrono l’evoluzione del percorso artistico di Guardi, documentando i diversi generi in cui il grande Artista si è cimentato.
Percorrere le sale dell’esposizione equivale ad un tuffo nella Venezia del ‘ 700 di cui possiamocogliere gli odori ed i brusii, le grida dei barcaioli sulle rive del Canal Grande, il cicaleccio delle damine e dei cavalieri serventi in Piazza San Marco, nei ridotti e nei parlatori dei conventi ma, soprattutto, respirare l’aria dell’ultimo secolo di vita della Serenissima di cui il Guardi seppe intuire miserie e nobiltà  che ritroviamo fedelmente trascritte nelle sue splendide tele dipinte e nei fogli disegnati, mostrandoci così una realtà  da lui interpretata con sapienza evocativa ricca di allusioni, ponendosi, inoltre, nella storia della nostra città  come l’ultimo cronista delle feste e delle cerimonie della Serenissima.

Facciamo ora un passo indietro ed andiamo a curiosare nella vita di questo straordinario Artista che non ebbe da vivo quei giusti riconoscimenti che avrebbe avuto, solamente, circa sessant’anni dopo la sua morte. Nasce a Venezia nel 1712 figlio secondogenito di Domenico, modesto pittore che si dedicava soprattutto alla copia delle grandi opere dei veneziani del XVI° secolo, e nella cui bottega lavoreranno sia Francesco che i fratelli Gianantonio e Nicolò destinati, tuttavia, ad avere una resa artistica ben diversa dal Nostro.
Nei primi anni del suo percorso si dedica prevalentemente al genere della pittura di storia, nel suo aspetto più umile: il copista. Solo attorno ai quarant’anni si stacca dalla bottega familiare indirizzandosi verso nuove avventure pittoriche, cominciando a scrutare Venezia nel suo quotidiano, mostrandoci la Città  colta nei momenti effervescenti dei mercati, degli incontri amorosi e, come già  accennato, delle visite alle monache dei conventi veneziani essendo questo un aspetto curioso e convenzionale all’epoca facente parte di un costume con radici sociali legate all’economia delle grandi famiglie patrizie invalso non solo a Venezia.

Qui comincia la grande avventura delle vedute veneziane a mezzo delle quali Francesco darà  il meglio di sè con una scrittura che rimarrà  unica nella storia della pittura anticipando di circa un secolo il sentore visivo degli impressionisti. Non bisogna, inoltre, dimenticare la sua produzione di paesaggi e capricci, con qualche visitazione all’arte sacra, soggetti questi comuni a molti degli artisti coevi, dove seppe dare risalto al veduto, reale e fantastico, grazie ad una declinazione ricca di movimenti prospettici e, soprattutto, realizzata con un gesto sospiroso che da alla composizione quell’incanto dinamico che lo distingue da ogni altro artista del periodo, ed il pensiero corre al confronto con Canaletto nelle cui opere Venezia appare nella sua realtà  affascinante per precisione descrittiva mentre in Guardi si coglie l’aspetto interpretativo della stessa, capace di indagare nell’animo della Città  con l’esito di donarci non solamente l’esteriorità  bensì la sostanza di un momento storico con il residuo delle ricchezze morali e materiali che vestivano Venezia nel secolo che stava concludendo la sua storia millenaria.
A tal proposito viene naturale ricordare una delle tele più affascinanti della mostra: “Il Doge sul bucintoro lascia San Nicolò del Lido” nel cui complesso appare tutta l’antica potenza della Dominante, in grado di stupire ancora con la sua immagine di ricchezza che Francesco sa con perfetta sapienza pittorica descrivere fornendo allo spettatore l’eccitazione di tutti i componenti della tradizionale festa della Sensa, dove le acque della laguna sembrano coniugarsi con i colori del cielo per dar vita a quel giorno magico della storia nostra nel corso del quale si perpetuava l’antico “sposalizio” con l’elemento equoreo che aveva reso Venezia Regina per molti secoli.

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