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FRANCESCO GUARDI | Il ritorno del Grande Affabulatore ovvero Venezia vista con l'anima (II)

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E quante volte riprese il Bacino di San Marco, ora dalla Piazzetta verso San Giorgio e ancora puntando la Punta della Dogana e la Salute, oppure viceversa da San Giorgio per mostraci la linea urbanistica più famosa al mondo: il Palazzo Ducale con la Piazzetta e la più lontana mole dal Campanile e la Loggia dei Mori, certo si possono intuire le ragioni mercantili di queste scelte, ma ci piace meglio immaginare il suo profondo amore per i luoghi deputati della sua Venezia, con quei cambiamenti di luci e di colori ora corruschi, altrove luminosi quasi dipendenti da unsuo particolare stato d’animo, poichè non è difficile pensare questo grande Artista, preso dai fastidi dei problemi quotidiani, lasciarsi commuovere dall’aura magica di un città  che, pur nel momento del declino, sapeva ancora stupire ed affascinare “foresti” e abitanti che la facevano ancora vivere e palpitare di vita e di speranze. Lo si deduce dalla presenza di navi, barche da carico, gondole animate tutte dai propri equipaggi intenti al lavoro che Francesco vivificava con quei tocchi magici in grado di far vivere anche le figure minori nei propri quadri.

Ed ancora riesce a sorprenderci quando ci mostra la lontana “ Punta di Santa Marta “( oggi inglobata nella ex zona portuale), ove viveva la popolosa presenza dei pescatori “ nicolotti” fieri antagonisti dei “castellani”, con una cromatica capace di palesare la situazione di povertà  di quella zona della città  non priva, tuttavia, di un senso di amor patrio di quella piccola comunità  la quale, peraltro, godeva di diritti particolari. Ma il Canale della Giudecca è visto anche come spazio illusorio [ “ La regata sul canale della Giudecca” ] ove le linee delle costruzioni sembrano dissolversi nella luminosità  per lasciar spazio solo ad una idea di presenza umana, secondaria rispetto al fascino della luce e del colore che unisce cielo e mare in un totale dissolvimento spirituale.

Al contrario Venezia, nelle tele più conosciute, si materializza particolarmente quando Guardi riprende vari spicchi del Canal Grande sempre vivo di presenze emananti quel senso della vita che mai doveva mancare nel quotidiano della città  e che il Nostro sapeva così bene evidenziare con una pittura di costume sfavillante di contrasti equorei e precise descrizioni urbanistiche, queste si alla maniera canalettiana, ma sempre animate dal quelle “virgole” pittoriche che fanno delle sue case e palazzi non solo delle vedute ma un palcoscenico di vita riflettentesi sulle calme acque della “strada più bella del mondo” in un abbraccio che ancor oggi si ripete con puntuale emozione. E La Piazza, per antonomasia, vista come il salotto buono di casa, luogo di incontro dei veneziani in tempo di Fiera della Sensa, così come per l’uscita del Doge oppure per le processioni più importanti, addensata di mormorii di ammirazione, quanto di “ciacole” e pettegolezzi di nobili e popolino.

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