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ENZO SANTINI | L' Artista che ha incontrato la storia (III)

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Ci si accosta, poi, quasi con inquietudine all’opera “TENTAZIONI DIABOLICHE” nella quale l’Artista, con una scrittura appartenente al ceppo surrealistico, ci mostra una Caterina, che qui si mostra dubbiosa e raccolta in se stessa, resistere alle tentazioni del malefico raffigurato iconograficamente di aspetto orripilante, simbolo di quel peccato di lussuria al quale la Santa viene esposta. La sfera che la fanciulla tiene con la mano destra appare come un simbolo di cosmologia spirituale, scudo apotropaico da usare in quella circostanza oscura della sua vita, ponendolo a difesa dalle forze del male. Il fondale buio ospita una larva di città  che si palesa solo in primo piano con le merlature, su cui poggiano i soggetti descritti, habitat naturale degli avvenimenti.

Una sintesi perfettamente declinata della paura e dell’abbandono in cui Caterina si dibatte nel momento della solitudine. Infine quello che può essere considerato cronologicamente e storicamente l’ultimo “atto “ del ciclo e, fatalmente, il pezzo più drammatico: “ MORTE DI SANTA CATERINA “ ove in una atmosfera cupa di cromie e di luce atona si agitano i personaggi che assistono al trapasso della Santa la quale appare riversa sulla croce, in un ultimo drammatico abbraccio con il Cristo tanto amato, attorno le urla degli astanti, la corsa della donna con la candela accesa in mano a simboleggiare la continuità  della luce del pensiero cateriniano per il mondo, la disperazione, il tutto sovrastato da un cielo rossastro e animato da neri uccelli simboli di sciagura. Una scena che SANTINI ha costruito con perfezione coreografica ed una sintesi formale degna dei più grandi cantori surrealisti della grande avanguardia; nel contesto sorprende ed incuriosisce la presenza del piccolo violinista, apparizione chagalliana, forse un accompagnamento musicale verso quel mondo celestiale tanto ambito da Caterina.

Un quadro che serra nello spazio angusto della tela tutto il fervore passionale dell’Artista capace di donarci, con pochi tratti, il sunto della vita e della morte di questa Donna meravigliosa.
Possiamo affermare, indubbiamente, che dall’opera complessiva emana un pneuma che accarezza l’animo dello spettatore, togliendo il peso di una quotidianità  sempre più spesso caricata di un materialismo, di una assenza di valori che svuota le coscienze lasciando libero spazio ad azioni prive di qualsiasi argomento spiritualistico.

Con questa sua fatica, durata ben cinque anni (1989/1994) completamente eseguita con la tecnica ad encausto, ENZO SANTINI auspica raggiungere i nostri gangli più intimi, nella speranza di smuovere la nostra sensibilità , riportandoci ad agire consapevolmente, ancora una volta illuminati da quello spirito che fece di un pugno di terra l’Essere creato a somiglianza di Dio Padre.

Mi pongo, allora, ancora una volta la domanda: pittura sacra ? La risposta è sempre la medesima, No ! La pittura, questa pittura, di SANTINI, è la raccolta terrena di azioni destinate ad elevare l’Uomo, spiritualizzandone tutte le sue azioni che avranno, conseguentemente, una sacralità  da accertare alla fine di un percorso temporale irto di difficoltà  e disillusioni.

ENZO SANTINI si pone come un ponte “lanciato” tra un lontano passato, ricco di epifaniche allegorie, ed un presente artistico che fatica a ritrovare le antiche sicurezze, un esempio per tutti i giovani che vogliano, senza paura, guardare indietro pur rivolgendosi al futuro, convinti che la pittura sia un potente strumento di mediazione e che una singola opera possa influire sulla formazione spirituale di una, cento, mille persone.

L’Esposizione nella sale della Scoletta di San Zaccaria, Centro d’Arte San Vidal -U.C.A.I. di Venezia sarà  visitabile per tutto il mese di Luglio, con orari di Galleria.

Un arrivederci ai nostri lettori alla prossima mostra.

Venezia, Luglio 2012

Giorgio Pilla – Critico d’Arte
( www.giorgiopilla.it )

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