In quello che viene chiamato “Villaggio della solidarietà” sono in troppi, in poco spazio. Lo si era capito a giugno quando era scoppiata la prima rivolta, ma del fatto che agli extracomunitari non vada giù il fatto di vivere stipati in piccole stanze, si è avuta conferma anche ieri.
In mattinata, infatti, un centinaio di emigranti hanno spaccato i lucchetti del centro e sono corsi via fino ad arrivare alla statale Catania-Gela, mentre veniva dato fuoco ad elettrodomestici, materassi e altri oggetti del “Villaggio”, distruggendo anche un’autoambulanza.
La rabbia si è trasformata ben presto in furia quando i “fuggitivi” hanno iniziato a lanciare sassi alle macchine, ai bus e ai camion di passaggio. Il tutto ripreso dalle telecamere che hanno mostrato agenti impegnati a sparare candelotti per fermare la rivolta.
Molti sono stati però gli ospiti del centro a cercare di dare una mano, sedando i più violenti pronti ad una rappresaglia vera e propria per i tempi lunghi per il riconoscimento di rifugiato politico e per chiedere di mettere all’opera delle commissioni governative sufficienti ed efficienti.
Ma l’insofferenza inizia a farsi strada anche tra i cittadini che si ritrovano ad essere presi di mira, senza motivo, dopo che, come fa sapere un camionista della zona, “li stiamo sfamando”.
«Sento Letta parlare di emergenza a Lampedusa – tuona il responsabile del “Villaggio della solidarietà” – ma di Mineo non si occupa più nessuno e l’emergenza è qui».
Sara Prian
[23/10/2013]
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