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Droga liberalizzata, quando anche le banche entrano nel business

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Può apparire come concetto un po’ forte, ma quando si mettono in campo le banche è certa la ricerca di profitto, e non sono pochi a pensare che comunque già fino a ieri giri di denaro abbiano passato mani e proprietà attraverso istituti compiacenti.

L’America si adegua ai tempi e promuove la linea della droga leggera libera come strumento ‘curativo’.

L’amministrazione Obama ha diffuso linee guida indirizzate alle banche americane, per permettere l’offerta di servizi ai produttori legali di marijuana.

In realtà le linee guida, vere e proprie direttive emanate dal ministero del Tesoro e della Giustizia, si sono rese necessarie per la particolare situazione giuridica che si è venuta a creare negli Stati Uniti. Ben 20 Stati, più la città di Washington, permettono l’uso della marijuana a fini medici mentre due Stati, Colorado e Washington, autorizzano uso e consumo per scopi ricreativi.

Crescendo il consumo di marijuana deve crescere anche la produzione, e i profitti dove devono essere tenuti, sotto i materassi?

Le banche, temendo di venir accusate di riciclaggio di denaro sporco, hanno finora negato ai produttori legali di marijuana l’apertura di conti correnti e l’erogazione di prestiti, così come di altri servizi bancari. Il risultato è che il commercio legale avviene solo in contanti, senza poter depositare il denaro in banca, con gravi rischi per la sicurezza, e neanche questo va bene.

Le linee guida, secondo quanto viene dettagliato dal ministero del Tesoro, impongono alle banche di controllare che i loro clienti dispongano di licenze di produzione. Inoltre rimane l’obbligo di segnalare i clienti che lo meritano per possibile attività sospetta.

Paolo Pradolin

[16/02/2014]

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