Determinante nella positiva conclusione dell’indagine per l’omicidio e l’occultamento di cadavere di Mahtab Ahadsavoji la deposizione del tassista mestrino che ha accompagnato da Venezia a Milano i due giovani indiani.
Giampaolo è il suo nome e ricorda perfettamente quella corsa notturan:«Non erano nervosi né preoccupati», ha dichiarato agli agenti della Mobile di Venezia.
Un viaggio normale, con sbadigli, sonno. Loro si erano appena liberati del corpo della loro amica e coinquilina ma evidentemente il fatto di essersi liberati del cadavere che portavano in giro in una valigia dava loro rilassatezza. Forse pensavano che i problemi fossero finiti.
«È andato tutto in modo così normale. Ero in sosta in piazzale Roma. Alle 23 si avvicina al mio taxi un ragazzo sui 30 anni — ha messo a verbale Giampaolo —, il quale dopo aver bussato al finestrino mi ha chiesto il costo di una corsa per Milano. Diceva di aver perso il treno e di dover andare a lavorare. Aveva urgenza…». Il tassista aveva proposto seicento euro. «Alla fine gli ho fatto uno sconto: cinquecento. Allora mi ha detto che doveva parlarne con sua moglie e se n’è andato». Gagandeep lo stava aspettando vicino a piazzale Roma.
«Poco dopo sono spuntati dai giardini lui e la ragazza. Lui mi ha detto che andava bene il prezzo e siamo così partiti per Milano intorno alle 23.30. Loro si sono accomodati sul sedile posteriore e non hanno parlato quasi mai. Siamo arrivati a piazzale Loreto verso le due di notte. Lui ha pagato e se ne sono andati. Non ho notato nulla di strano, di sospetto. Io ho poi fatto subito ritorno a Venezia».
Prima della deposizione, il riconoscimento da parte del tassista: gli inquirenti gli hanno fatto vedere un album fotografico con i volti di quattro uomini e quattro donne. «Lui è questo e lei è quella», ha indicato sicuro Giampaolo.
Redazione
[04/02/2014]
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