La riforma della pubblica amministrazione sarà approvata dal governo il 13 giugno. Prima, però, vi sarà una consultazione online alla quale sono invitati a partecipare gli stessi dipendenti pubblici, i sindacati e più in generale i cittadini.
Attenzione però, la consultazione online non sarà funzionale alle nuove norme, le riforme saranno comunque applicate: il governo il 13 giugno approverà i provvedimenti.
Renzi ha detto di non voler passare per uno che impone la riforma, che vuole sia invece «partecipata», perché «una riforma contro i lavoratori avrebbe le gambe corte. C’è un sacco di bella gente che lavora nella pubblica amministrazione e va premiata. C’è qualche fannullone e quello lo stanghiamo».
La partecipazione dal basso viene sollecitata con una lettera, da ieri sera sul sito di Palazzo Chigi, indirizzata a tutti i dipendenti pubblici, nella quale il governo spiega le sue proposte, invitando i lavoratori a dire quali condividono e quali no e a fornirne altre.
Tutti, non solo i lavoratori, potranno farlo indirizzando le loro proposte e considerazioni all’indirizzo di posta elettronica rivoluzione@governo.it .
Renzi ha ribadito che la riforma non è fatta per risparmiare, ma per riorganizzare e che quindi non ci sono né tagli degli stipendi né lavoratori in esubero da licenziare.
La filosofia della riforma, è stata sintetizzata dal premier in tre punti: capitale umano, tagli degli sprechi e innovazione digitale. Il testo annuncia 44 proposte. Ecco le più importanti:
– Abolizione del «trattenimento in servizio», la possibilità di rimanere al lavoro per 2 anni oltre il raggiungimento dei requisiti di pensione. Si libererebbero 10-15 mila posti entro il 2018, da riservare in parte all’assunzione di giovani.
– Mobilità obbligatoria per i dipendenti pubblici entro un certo raggio di chilometri.
– Possibilità di scendere di mansioni pur di non finire in esubero.
– Limite ai compensi che un singolo può percepire dalla pubblica amministrazione, compreso il cumulo con la pensione.
– Taglio del 50% dei permessi sindacali.
– Ruolo unico per i dirigenti, che avranno carriere basate su incarichi a termine (quelli che restano senza incarico oltre un certo tempo possono essere licenziati) e avranno premi legati ai risultati e all’andamento dell’economia.
– Abolizione dei segretari comunali.
– Norme rigorose sulle incompatibilità dei magistrati amministrativi.
– Asili nido negli uffici.
– Riorganizzazione delle Autorità indipendenti. La prima a saltare sarà la Covip, commissione di vigilanza sui fondi pensione, le cui attribuzioni passeranno alla Banca d’Italia.
– Centrale unica per gli acquisti per tutte le forze di polizia.
– Riduzione ad una delle 5 scuole di formazione per dirigenti.
– Accorpamento di Aci, Pubblico registro automobilistico e Motorizzazione.
– Riduzione delle Ragionerie provinciali e delle sedi regionali dell’Istat.
– Le prefetture scenderanno a 40.
– Tagli anche per autorità portuali e sovrintendenze alle belle arti.
– La Ragioneria generale dello Stato limiterà i controlli «solo sui profili di spesa».
– Niente più obbligo per le aziende di iscriversi alle Camere di commercio.
– Inasprimento delle sanzioni, nelle controversie amministrative, per le liti temerarie.
– Se il Tar decide la sospensione cautelare di un’opera, deve pronunciarsi nel merito entro 30 giorni.
– Taglio delle municipalizzate.
– Tutti i cittadini avranno, entro un anno, un pin, un codice unico di accesso on line per qualsiasi servizio pubblico.
– Obbligo di trasparenza per i sindacati: ogni spesa online.
Redazione
[01/05/2014]
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