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Dimissioni di Orsoni, che cosa gli ha fatto cambiare idea?

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Dimissioni di Orsoni

Non erano passate nemmeno ventiquattr’ore da quando, giovedì, Giorgio Orsoni era entrato in municipio dicendo «no, non mi dimetto».
Il giorno dopo Orsoni esce dalla porta del suo ufficio e dichiara a fotografi e giornalisti: «Ho deciso di presentare le dimissioni dalla carica di sindaco».

Le dimissioni di Orsoni, gesto auspicato da molti (anche tra i suoi amici) da cosa sono state provocate?

Renzi, sicuramente, lo ha indotto in questa strada con la sua posizione non contrattabile: «Non guardiamo in faccia a nessuno. Con Orsoni il Pd è stato chiaro. Comprendiamo il suo dramma umano ma, con tutto il rispetto, nel momento un cui uno patteggia è del tutto evidente che non può fare il sindaco».

Nelle stesse ore sarebbe stata diffusa anche una nota del Partito Democratico: «Abbiamo maturato la convinzione che non vi siano le condizioni perché prosegua nel suo mandato di sindaco di Venezia – hanno scritto il vicesegretario nazionale Debora Serracchiani e il leader regionale Roger de Menech – invitiamo quindi Orsoni a riflettere sull’opportunità, nell’interesse dei cittadini di Venezia e per la città stessa, di offrire le sue dimissioni».

Orsoni, poi, ha sofferto per chi gli ha girato le spalle all’interno della sua stessa maggioranza. Il consigliere pd Jacopo Molina ha dato le dimissioni, se ne sono andati quelli di Rifondazione comunista e di «In Comune», il partito di Caccia e Bettin. Agostini e Seibezzi hanno pure dato le dimissioni.

Ecco che Giorgio Orsoni, come ultimo suo atto da sindaco, sfiducia la Giunta prima di dare le dimissioni azzerando cariche e deleghe. Un gesto che ha indispettito gli stessi partiti e i singoli assessori, fino allo scatto d’ira del responsabile dell’Ambiente Gianfranco Bettin che, durante la riunione di giunta, ha scagliato il bicchiere con l’acqua che aveva davanti sulla parete della stanza.

«Questa decisione ha la scopo di certificare il venir meno da parte mia di qualsiasi fiducia nel rapporto con la rappresentanza politica che mi ha espresso», ha scritto nella sua lettera consegnata al presidente del consiglio.
Più esplicito di così.

Paolo Pradolin

[14/06/2014]

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