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CON AURIGA SI ESPLORA L'AREA DEI BUCHI NERI

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Grazie ad una antenna italiana si conquista un nuovo record mondiale nella fisica: quello della misura dei luoghi piccolissimi.
L'antenna (gravitazionale) italiana si chiama “Auriga”, è la più immobile del mondo ed ha stabilito un nuovo record: è riuscita a migliorare la misura dello spazio-tempo relativistico. Per misura dello spazio-tempo relativistico si intende quell'area infinitamente piccola (la porta verso la nuova fisica) comunemente conosciuta come 'delle stringhe' o dei 'buchi neri'.
Il luogo dello spazio-tempo quantistico si chiama “Unita' di Planck”, è piccolissimo e la sua espansione è pari ad uno zero con una virgola seguita da 34 zeri ed un uno.
Il record precedente di misura, a cui si era arrivati prima, era di uno zero con una virgola seguita da 17 zeri ed un uno.

Visto così sembra un minuscolo miglioramento, ma non è così. I ricercatori hanno migliorato la misura del luogo piccolissimo: di un miliardo di miliardi di miliardi di volte più piccolo di un atomo, un luogo dove la relatività  generale di Einstein e la meccanica quantistica si incontrano, e dove la trama dell'universo diventa granulosa.

Il risultato è stato pubblicato sulla rivista Nature Physics e ottenuto grazie ai ricercatori dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) che fanno capo ai Laboratori di Legnaro di Padova e alle università  di Firenze, Pisa e Trento.
“Abbiamo utilizzato l'oggetto più immobile del mondo, Auriga, l'antenna per onde gravitazionali situata nei laboratori dell'Infn a Legnaro, per cercare di capire qual è il punto più piccolo in cui i riflessi di questa unificazione dovrebbero osservarsi.” – spiega il coordinatore della ricerca, Francesco Marin, dell'Infn di Firenze – “Siamo scesi più in basso del record del mondo precedente e non
abbiamo osservato nulla. Quindi – prosegue lo scienziato – abbiamo stabilito un nuovo limite: per cercare i riflessi di questo mondo fatto di nuova fisica bisognerà  scendere ancora…”

Per gli scienziati la misura definitiva è ancora molto lontana, anche se “E' una gara affascinante – osserva Marin – perché laggiù c'é la nuova fisica, quella dei buchi neri o delle stringhe, un mondo ignoto e meraviglioso”.

Giorgia Pradolin
[redazione@lavocedivenezia.it]

Riproduzione Vietata
[17/12/2012]


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