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‘Come fossi solo’ di Marco Magini: quando l’emozione dolorosa si fa libro

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‘Un romanzo emotivamente potente’ si può leggere nel retro copertina del libro ‘Come fossi solo’ di Marco Magini e così è.

Un’opera forte, scritta benissimo, che ti entra dentro, ti strappa il cuore, fa a pugni con le tue viscere e ti lascia lì, alla fine vuoto, ma pieno di nuove consapevolezze, a combattere con l’idea di cosa voglia dire essere umano davanti ad una realtà più grande di noi.

Ultima guerra in Jugoslavia, massacro di Srebrenica. Da qui si muove tutta la vicenda che Magini racconta in maniera partecipata, attraverso tre voci: quella di Dirk, casco blu Onu dell’esercito olandese, Romeo Gonzalez, uno dei magistrati chiamati a giudicare i fatti e, infine, Dražen Erdemovic, soldato semplice della milizia serba, andato in guerra per salvare la figlia e la moglie e costretto a prender parte al massacro.

Tre voci, un unico campo, due contendenti e il terzo al centro a fare da rete o da arbitro. ‘Nessuno dei due gruppi si prende il disturbo di puntare le armi verso l’altro. Non c’è pathos, entrambi stiamo solo adempiendo a un ordine, un protocollo, recitando la propria parte in una tragedia della quale conosciamo già il finale’.

Da un lato Dirk, dall’altra Dražen. Due uomini ai lati opposti della barricata, ma con in mente solo di uscirne vivo, di tornare a casa, che non sposano la causa per cui stanno combattendo, ma che si trovano in mezzo testimoni e protagonisti di orrori che condividono con un lettore inerme, tanto quando loro.

La bravura di Magini, infatti, sta nel far indossare al lettore due divise e una toga, di renderlo partecipe a dolori e sofferenze dei protagonisti e, ogni volta che si chiude il libro (se ci si riesce) per riposare gli occhi, si sente il bisogno di riposare anche le membra o il cuore affaticato da quegli orrori e tragedie così vivi davanti agli occhi di un’immaginazione reale e dolorosa.

La partitura con cui l’autore scandisce le tre voci risulta equilibrata e perfetta in un climax crescente da batticuore e da cuore nello stomaco. Perché non ci sono cattivi e buoni, non ci sono vinti o vincitori, ma solo uomini. Uomini che soffrono, che lottano più con la propria coscienza che con il conflitto esterno.

Uomini che si trovano davanti altri uomini con i quali condividono uno sguardo, un momento di smarrimento, per poi perdersi, per poi dimenticare quella vita, che si ammassa assieme ad altre vite per mano nostra.

La prima persona utilizzata per Dirk ed Erdemovic non fa altro che enfatizzare tutto ciò, trasformando ‘Come fossi solo’ in uno dei libri più emozionanti, interessanti e ben scritti dell’anno.

Perché il dolore che scorre sulle pagine, finisce poi per attraversare la nostra pelle e arrivarci dritto ad un cuore contuso e dolorante.

[31/03/2014]

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Come fossi solo Magini

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